Ha scavalcato una cancellata del cortile del carcere di Cosenza, non particolarmente alta, dandosi alla fuga attraverso una sentiero accidentato che costeggia il muro perimetrale dell’istituto di pena, fino a raggiungere la sponda sinistra del vicino fiume Crati. Poi, nascondendosi tra i canneti, avrebbe raggiunto la confluenza con il Busento, dove Amadou Coulibally, sarebbe stato avvistato dal Ponte Mario Martire. L’evasione del detenuto, 20 anni, del Mali, è stata fulminea. Il cellulare della polizia penitenziaria lo aveva appena trasferito da Catanzaro. Non è chiaro come il giovane sia riuscito ad eludere la sorveglianza degli agenti. Appena sceso dal furgone si è allontanato di corsa verso le sbarre, riuscendo ad arrampicarsi oltre la cinta, anche grazie al suo fisico possente. Di colore, un metro e ottanta di altezza, è ancora latitante.

Sulle sue tracce ci sono i carabinieri della compagnia di Cosenza. Una caccia all’uomo, condotta insieme alla polizia penitenziaria, con l’ausilio di un elicottero ed anche di un drone in dotazione al Nucleo Decoro Urbano della polizia municipale, guidato dall’ispettore Luca Tavernise. Le ricerche si concentrano nel centro storico, ma i posti di blocco allestiti dalle forze dell’ordine coprono tutti gli angoli nevralgici della città. Coulibally deve scontare una condanna definitiva fino al 2023. Secondo quanto si è appreso, è stato coinvolto in una rissa tra migranti in un centro situato nell’Irpinia, tra la Campania e la Basilicata. Non gode quindi di nessun appoggio a livello locale mentre intorno a lui, il cerchio si sta stringendo sempre di più.