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Volevano farla passare per pazza. Come se lei quelle accuse se le fosse inventate tutte. Una strategia da mettere in atto per porre Giuseppe Chirico al riparto da possibili conseguenze giudiziarie. Stratagemmi studiati e pensati da Paolo Romeo, il dominus di questa vicenda. E poi ancora estorsioni a danno di dipendenti, costretti a restituire parte del proprio stipendio al proprietario del supermercato.
È quanto emerso questa mattina nel corso del processo “Gotha”, dove ha deposto il maresciallo aiutante della Guardia di Finanza, Massimo Iero. A lui è toccato ricostruire l’informativa concernente i rapporti fra Paolo Romeo e Giuseppe Chirico, ma anche fra il presunto capo della cupola massonico-mafiosa reggina e l’avvocato Antonio Marra, oltre che ulteriori soggetti di peso come l’ex rettore del santuario di Polsi, don Pino Strangio.
«Dobbiamo restituire 600 euro»
Il racconto del maresciallo Ielo si concentra innanzitutto su quella odiosa pratica messa in atto da alcuni datori di lavoro, che forniscono delle buste paga con un importo diverso da quello che poi i dipendenti realmente percepiscono. Il pm Musolino non esita a qualificarle come estorsioni ai danni dei dipendenti. E la storia chiama in causa il supermercato Conad di Gallico, periferia nord di Reggio Calabria, di proprietà di Chirico. Proprio qui accade che un giovane dipendente svela al proprio padre di essere costretto, a fronte di un bonifico di 1400 euro, di dover poi restituire al proprietario circa 6-700 euro. E il padre di questo giovane cosa fa? Contatta Paolo Romeo, informandolo della situazione.
Il motivo? Il giovane viene richiamato da Chirico, che lo accusa di aver sottratto volontariamente dalla casa del supermercato una piccola somma di denaro. Proprio da qui nasce la lamentela del ragazzo verso il padre. Sono le intercettazioni telefoniche poi a dare conferma di ciò che accadeva all’interno del supermercato di Gallico. Perché proprio Chirico, durante una discussione, sbotta: «Allora il prossimo mese ti registro part time così prenderai quanto esce fuori in busta paga», sintetizza le sue dichiarazioni il maresciallo. Insomma, se non è un’ammissione poco ci manca. Una situazione che anche a detta di Romeo va risolta assolutamente. E Chirico, appreso l’interessamento dell’avvocato per una questione simile, si domanda che ci stia a fare lì lui, da proprietario, «a fare il pupo?». «Tutti – afferma in modo convinto il maresciallo – vanno da Paolo Romeo per informarlo e chiedere consigli». Non, dunque, dalla Guardia di Finanza, come sarebbe stato giusto e auspicabile, ma da colui che potrebbe risolvere i problemi.
Il coraggio di denunciare
Chi, invece, decide di rivolgersi ai finanzieri è una donna, anch’ella dipendente del supermercato. Nel 2012 si presenta negli uffici di via Enotria per presentare una denuncia contro il suo datore di lavoro. Lo fa perché, poco prima, i finanzieri si erano recati nei locali del market per alcuni controlli e lei aveva dichiarato fatti inesatti. Giunta davanti agli ufficiali di pg, racconta di contratti firmati per 4 ore di lavoro, quando invece la giornata ne contava almeno 9 e poi ancora la presenza di lavoratori in nero e maltrattamenti da parte di Chirico, come urla, umiliazioni e sospensioni dal lavoro.
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La famiglia ha paura e la stoppa
Il giorno dopo, però, tutto sembra essere stato uno scherzo. La donna torna dai finanzieri e dice di voler ritirare la denuncia, di aver parlato con il padre che si era mostrato molto adirato per le sue parole alla Gdf e che addirittura le era stata posta la valigia fuori casa, talmente tanto era il pericolo avvertito. Ne viene fuori una vicenda pazzesca. Perché la famiglia della donna, dipendente di Chirico, decide – guarda caso – di recarsi da Paolo Romeo per trovare una soluzione.
Il certificato: deve sembrare pazza
E qual è la soluzione individuata da Romeo? Un certificato medico che attesi una patologia neurologica. Che la giovane, insomma, possa passare per pazza. Solo così le sue parole sembrerebbero non veritiere agli occhi dei finanzieri. Ma la donna si oppone a questo certificato. Non può accettare di sembrare lei la pazza, quando sa che è tutto vero. La famiglia, invece, concorda con Romeo, tanto che il padre della donna chiede all’avvocato di scusarlo con Chirico per tutti questi fatti. E Romeo fa capire chiaramente che il problema non è tanto il certificato, quanto la strategia da portare avanti. Sembra insomma voler tranquillizzare tutti, mentre ha una strategia ben precisa già studiata. Il capo della cupola viene addirittura implorato affinché possa intercedere con Chirico.
La conferma delle accuse e il controllo
La giovane dipendente viene dunque nuovamente sentita dai finanzieri e svela tutto il retroscena. Le Fiamme gialle allora partono immediatamente per effettuare un controllo al supermercato e riscontrare le accuse della donna. Chiedono ai dipendenti se conoscessero quelli indicati come lavoratori in nero, ma tutti negano. Peccato, però, che le conferme arriveranno dagli sms che Chirico riceve proprio dalle persone in questione, mentre discutono di fatti chiaramente di lavoro, di presenze, assenze e ritardi. Quale, dunque, il modo per allontanare questa donna, “scheggia impazzita”, dentro l’azienda? Nel momento in cui si deve procedere alle visite mediche di idoneità al lavoro, a lei dovrà essere fatto un certificato di inabilità al lavoro, così da poter essere mandata via. Un proposito, però, che non troverà attuazione.
I rapporti con don Strangio
Le domande del pm Musolino poi arrivano fino al momento in cui si parla dei rapporti fra l’avvocato Marra, Romeo e l’ex rettore del santuario di Polsi, don Pino Strangio. Viene sciorinata un’informativa già piuttosto nota riguardante quel viaggio a Polsi di Romeo e Marra, in cui i due trovando totalmente ostruita la strada da Montalto, scendono addirittura tramite la dorsale jonica, risalendo poi da Melito Porto Salvo e giungendo fino a Polsi. Le intercettazioni dimostrano i contatti avvenuti e l’appuntamento fra i due e don Strangio. Una figura, quella del sacerdote, che ricorre anche nell’istituto Igea, che conta sulla presenza di personaggi di fiducia di Romeo. Strangio ne fa parte a pieno titolo. Tuttavia, proprio l’avvocato Marra, consapevole dei fini non proprio leciti dei loro incontri, cerca sempre di evitare con forza qualsiasi occasione che possa mettere insieme lui, Romeo e don Strangio. Come quando, in occasione della morte del padre del sacerdote, dice di no a Romeo che voleva presenziare al funerale. Insomma, il suo “no” è a simili situazioni pubbliche, con la preoccupazione sostanzialmente che possano essere visti tutti insieme.
I rapporti con il maresciallo dell’Arma
Emergono poi alcuni rapporti poco chiari fra l’avvocato Marra e l’ex comandante della stazione carabinieri di Gallico, il maresciallo Pati. In un primo episodio, Marra e Pati s’incontrano al caffè Malavenda di Reggio Calabria, proprio nel momento in cui l’avvocato decide di andare via da Reggio, per riparare a Vulcano, dove poi verrà raggiunto da provvedimento restrittivo. Siamo infatti nel 2016. Tuttavia, in occasione della perquisizione dell’abitazione del legale, si avrà una ulteriore conferma dei rapporti fra i due. Marra, infatti, per permettere l’accesso alla sua abitazione, chiamerà la stazione carabinieri di Gallico. «Le chiavi della sua casa stavano lì – spiega Iero – le aveva il maresciallo Pati». Un rapporto piuttosto stretto, dunque, se è vero che il sottufficiale possedeva le chiavi per accedere in casa di Marra.
Consolato Minniti