Il gup del Tribunale di Cosenza Manuela Gallo ha inflitto una condanna a 14 anni di reclusione a carico di Salvatore Presta, omicida reo confesso dello zio Angelo, 54 anni, ucciso l’8 aprile del 2019 con cinque colpi di pistola.

Congiunti e soci

Il delitto si consumò a Paterno Calabro, nel Cosentino, in un terreno agricolo di contrada Pugliano dove i due congiunti, che erano anche soci di un’azienda di legname, avevano effettuato alcuni lavori di disboscamento. Salvatore Presta è stato giudicato con il rito abbreviato. Il pm Domenico Frascino aveva chiesto una condanna a trent’anni.

Aveva confessato

Difeso dall’avvocato Rossana Cribari, l’imputato, che si era consegnato ai carabinieri della stazione di Dipignano dopo aver commesso il crimine, fin da subito ha raccontato di aver sparato per legittima difesa poiché lo zio aveva iniziato a brandire un’ascia al culmine di una lite. Il giovane aveva allora preso la sua Beretta dal cassetto dell’auto, arma utilizzata per il tiro sportivo, iniziando ad esplodere alcuni colpi. Cinque hanno colpito la vittima.

Nessuna premeditazione

Le successive indagini svolte dai militari, però, dimostrarono che l’ascia era stata acquistata proprio da Salvatore Presta. Tuttavia il giudice ha escluso tutte le aggravanti, compresa quella della premeditazione. Assegnata anche una provvisionale di diecimila euro alle parti civili costituite.

Il risarcimento del danno sarà poi oggetto di un separato processo civile.