Luce su un delitto eccellente, quello dell'omicidio dell'avvocato lametino Torquato Ciriaco. Fu assassinato in un agguato di chiaro stampo mafioso l'1 aprile del 2002, quando all'altezza dei bivio Due Mari di Maida, un commando affiancò il fuoristrada a bordo del quale viaggiava crivellandolo a colpi di fucile caricato a pallettoni. Secondo le indagini condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Ciriaco fu condannato a morte dal cartello 'ndranghetista degli Anello-Fruci, di Filadelfia e Curinga. Tommaso Anello, fratello del boss Rocco, avrebbe ordinato l'omicidio del professionista il quale avrebbe curato l'acquisto di una cava che la malavita voleva invece finisse ad un imprenditore già soggiogato. A svelare per primo i retroscena dell'agguato  fu il pentito Francesco Michienzi, in un interrogatorio reso il 17 gennaio del 2007 al pm Gerardo Dominijanni. Spiegò ogni singola fase, dalla pianificazione all'esecuzione. Le indagini trovarono nuovo impulso grazie agli approfondimenti investigativi della Squadra mobile di Catanzaro diretta da Rodolo Ruperti. Ottenuti i riscontri necessari, la Procura antimafia del capoluogo di regione, con il pm Elio Romano, ha concluso le indagini chiedendo e ottenendo il rinvio a giudizio del presunto mandante, Tommaso Anello, e dei fratelli Giuseppe e Vincenzino Fruci, che avrebbero fatto parte del commando. Rinviati a processo dal gup Giuseppe Commodaro, i tre imputati hanno optato per il giudizio abbreviato, che inizierà il prossimo 20 aprile.