Ieri mattina ad Acri, centinaia di studenti sono scesi a manifestare in piazza per dire ancora una volta no al fenomeno del deepfake, prendendone le dovute distanze, ma anche per chiedere di non condannare l’intera comunità scolastica acrese, dopo i presunti episodi di manipolazioni di alcune foto di minori, trasformate in immagini di nudo attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale e poi fatte circolare nelle chat. 

Nelle scorse settimane, infatti, la città silana è salita alla ribalta della cronaca proprio per i presunti casi di deepfake, per un totale di circa 200 adolescenti vittime inconsapevoli di una manipolazione digitale a sfondo sessuale. I responsabili sarebbero alcuni minori del luogo. Sulla vicenda la Procura di Cosenza ha aperto un fascicolo contro ignoti per il reato di diffamazione a mezzo internet.

«In questa situazione tutti i soggetti coinvolti sono delle vittime – ci dice Gerardo, uno degli studenti del Liceo Scientifico Julia in piazza a manifestare – . Noi siamo qui oggi per ribadire che non abbiamo intenzione di proseguire una caccia alle streghe nei confronti di nessuno. C'è la legge, e la legge sta facendo il suo corso».

«Siamo qui per stringerti alla comunità scolastica che nell’ultimo mese forse è stato preso troppo di mira – afferma Luigi, un altro dei manifestanti –. Il Liceo Scientifico di Acri non è l'ambiente malsano, descritto da alcuni nelle scorse settimane». 

Il sindaco ridimensiona la vicenda

«C’è stata una forma di gogna mediatica nei confronti dei presunti responsabili dei casi di deepfake  – ci dice il sindaco di Acri Pino Capalbo –. Questo è assolutamente sbagliato per una comunità civile. Ci sono le indagini che dovranno fare chiarezza su quanto accaduto. La scuola ha fatto di tutto per tutelare sia le vittime che i ragazzi che si sarebbero resi protagonisti di questa vicenda, anche con delle iniziative che hanno coinvolto psicologi».

Il primo cittadino poi ridimensiona l’intera vicenda: «Sembrerebbe addirittura che le immagini create siano state poco più di 10 e non circa 1200. E inoltre – aggiunge Capalbo – non sarebbero state diffuse tramite Telegram. Ma ripeto, uso il condizionale, poichè tutto ciò dovrà essere chiarito dalle indagini». 

«Io ritengo che questi ragazzi – conclude il sindaco – , qualora dovessero essere accertate le loro responsabilità, non si sono resi conto della gravita della situazione e vanno recuperati e inclusi».