La 60enne impiegata al Tribunale di Ravenna indagata per falso e truffa. Complessivamente 59 giornate di assenze legate a 58 documenti fasulli per un totale di 4.500 euro di danno stimato per lo Stato
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Una funzionaria giudiziaria del Tribunale di Ravenna - si tratta di una 60enne originaria di Roma e residente a Reggio Calabria - è stata sospesa per un anno dal lavoro nell'ambito di una indagine per falso e truffa aggravata legata a decine di certificati medici ritenuti contraffatti. La misura interdittiva - come riportato dai due quotidiani locali il Resto del Carlino e il Corriere di Romagna - è stata adottata dal Gip Andrea Galanti su richiesta del Pm Daniele Barberini per pericolo di reiterazione del reato.
La donna, entrata in servizio il 22 ottobre 2022, è accusata di avere beneficiato fino al 25 luglio 2024 di 59 giornate di assenze legate a 58 documenti fasulli per un totale di 4.500 euro di danno stimato per lo Stato. In particolare secondo gli inquirenti avrebbe utilizzato vecchie attestazioni riciclate o certificati ricavati da moduli da lei compilati e corredati di timbri prodotti attraverso software.
La segnalazione era partita dall'interno dello stesso Tribunale romagnolo in seguito a numerose assenze: la prime verifiche nelle cliniche romane indicate, avevano smentito i certificati prodotti dalla funzionaria. Ecco che allora i carabinieri ravennati, in collaborazione con i colleghi capitolini, si erano recati nelle strutture di Roma indicate dalla 60enne con un decreto di esibizione atti della Procura di Ravenna: e in quasi tutti i casi i certificati erano stati sconfessati tanto che una dottoressa aveva pure fatto denuncia contro ignoti per la falsificazione della sua firma. L'analisi delle celle telefoniche agganciate alle date indicate nei documenti, aveva corroborato i sospetti.
La funzionaria, difesa dall'avvocata Carlotta Benini, nell'interrogatorio si era ripromessa secondo il Gip di recarsi nelle varie strutture a reperire documentazione a sostegno della sua versione. Ma nei mesi successivi non ha più fatto sapere nulla salvo precisare a ottobre scorso - ha sottolineato il giudice - di essersi infortunata a causa di una caduta accidentale e di non essere perciò in grado di andare a recuperare altra documentazione clinica.