«Sono state depositate le motivazioni della sentenza con cui la Corte di Cassazione mi ha assolto dal reato di diffamazione nei confronti di Salvatore Murone, che svolgeva le funzioni di procuratore aggiunto della Repubblica di Catanzaro quando ero sostituto procuratore nel medesimo ufficio. La Corte riconosce che ho esercitato il diritto di critica, statuisce che le frasi da me pronunciate dovevano essere collocate in un contesto inquietante, in cui si era giunti ad ipotizzare che l'avocazione dell'indagine "Why not" fosse l'illecito portato di un accordo criminale raggiunto fra i magistrati interessati e personaggi del mondo politico ed imprenditoriale». Lo afferma, in una nota, Luigi de Magistris.

«Ne deriva, secondo la Suprema Corte, che le espressioni, indubbiamente forti e certamente polemiche, non trasmodando in meri insulti personali, dovevano considerarsi giustificate dal complessivo contesto in cui si erano inserite (anche considerando che chi le aveva pronunciate ne era stato, dell'ipotizzato accordo corruttivo, la vittima). Ringrazio la mia avvocata Elena Lepre per il brillante lavoro e il difficile obiettivo raggiunto. Continuo a dovermi difendere solo per aver fatto il mio dovere in ubbidienza alla Costituzione», conclude de Magistris.