La corte d'appello di Catanzaro ha inflitto 18 condanne ad altrettante persone imputate nel processo scaturito dall'operazione denominata Malapianta contro il clan di San Leonardo di Cutro, collegato alla cosca Grande Aracri, che opprimeva le attività economiche della zona al confine tra le province di Crotone e Catanzaro ed in particolare i villaggi turistici ai quali veniva chiesto il pizzo anche attraverso minacce di morte, ma che ha fatto luce anche sulle propaggini per il traffico di droga dal crotonese verso l’Umbria.

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La sentenza

La sentenza emessa oggi dalla corte d'appello presieduta da Giancarlo Bianchi conferma sostanzialmente le condanne inflitte nel processo di primo grado dal Tribunale di Crotone nel maggio 2022. Come quella inflitta al boss 83enne di San Leonardo di Cutro Alfonso Mannolo che è stato condannato in primo e secondo grado a 30 anni di reclusione. Confermata anche la sentenza nei confronti del figlio del boss, Remo Mannolo a 19 anni di reclusione; il pm in primo grado aveva chiesto 30 anni di reclusione; la riduzione si spiega con l’assoluzione - per non aver commesso il fatto - da tre imputazioni riguardanti alcune estorsioni. Confermata anche la condanna ad 11 anni di Antonella Bevilacqua.

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Ridotta di poco la pena inflitta a Francesco Falcone (da 16 anni a 15 anni e 9 mesi con esclusione dell’aggravante mafiosa). Passa da 17 anni e due mesi a 7 anni di reclusione la condanna di Giuseppe Benincasa al quale, oltre l’assoluzione per l’accusa di associazione mafiosa, sono state escluse le aggravanti mafiose per quattro capi di imputazione; rideterminata anche la pena per Antonio De Franco (che passa da 13 anni a 7) che è stato assolto dall’accusa di associazione mafiosa. Per Benincasa e De Franco sono stati revocati anche i risarcimenti al Comune di Cutro ed alla Regione Calabria disposti in primo grado. L'operazione Malapianta, eseguita il 29 maggio 2019 dalla Dda di Catanzaro con la Guardia di finanza, è scaturita da una indagine avviata dalle fiamme gialle di Crotone dopo la denuncia dell'imprenditore Giovanni Notarianni, titolare del villaggio Porto Kaleo a San Leonardo di Cutro, che si è ribellato alle estorsioni della cosca. Denunce alle quali hanno fatto seguito anche quelle di altri titolari di strutture turistiche della zona.