Oggi è un luogo segnato dai danni dell’alluvione che spera di tornare a essere fruibile nel giro di qualche mese. Lo stop subito ha provocato spostamenti carichi di disagi per il processo Reset e l’annuncio che l’Appello del procedimento Rinascita Scott si terrà a Catania. Seguono polemiche e proteste. Ma la storia dell’aula bunker di Lamezia Terme nasce con gli arresti, il 19 dicembre 2019, di oltre 300 persone nel corso della maxi operazione Rinascita Scott.
Fu chiaro fin da subito che serviva un’aula proporzionata al processo che attendeva quel procedimento. Furono 338 le persone rinviate a giudizio ed era necessaria un’aula sicura che potesse contenere, contemporaneamente, tutte le parti presenti.

Le proposte per un’aula bunker adeguata ai maxi processi

La ricerca non fu facile per l’allora procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e per l’ex presidente della Corte d’Appello Domenico Introcaso.
A Vibo l’aula bunker venne giudicata inadeguata e troppo piccola. Il Comune propose il palazzetto dello sport ma risultò comunque piccolo e acquistarlo sarebbe costato svariati milioni di euro, senza contare i lavori di adeguamento.
Stesso discorso per Catanzaro. L’aula bunker di via Paglia era inadeguata. Le cose oggi non sono cambiate: l’acustica è pessima, il posto è vecchio, sporco e scomodo (nessuno ha sentito fino a oggi di doversene lamentare).
Il Comune propose l’uso del palazzetto dello sport vicino alla stadio. Il costo per l’acquisto era di un milione e 600mila euro ma la struttura era fatiscente e avrebbe comportato troppe spese per ripristino e l’adeguamento.
Non si mostrò idoneo neanche il palazzetto dello sport vicino a Sala.
Tra le varie proposte c’era poi quella dell’ex presidente della fondazione Terina, Gennarino Masi: un capannone nell’area industriale di Lamezia Terme che aveva ospitato, fino a poco tempo prima, il call center Abramo.

La riunione al ministero della Giustizia e la telefonata a Jole Santelli

Sul tavolo della Sala Livatino del ministero della Giustizia vennero portate sette proposte. Tra queste anche quella – presentata da Gratteri – di chiedere in prestito alla regione Emilia Romagna la tensostruttura usata per il maxi processo Aemilia da installare nel cortile del carcere di Catanzaro. Alla riunione erano presenti l’ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, il capo di gabinetto e i direttori generali del dicastero, il procuratore Gratteri, il presidente Introcaso, l’ex sindaco di Catanzaro Sergio Abramo e l’ex presidente del consiglio regionale.
Molte proposte vennero scartate, compresa quella della tensostruttura, giudicata poco sicura.

La scelta

Unica proposta ancora rimasta in piedi era quella della fondazione Terina, l’ormai smantellato ente in house della Regione Calabria.
Ma il costo dell’acquisto? Il governatore di allora, la compianta Jole Santelli, raggiunta al telefono disse che purché il processo si celebrasse in Calabria avrebbe dato la struttura gratuitamente.
Il capannone, lungo 103 metri e largo 34, conta 3.300 metri quadri e si è mostrato l’unico adeguato per realizzare un’aula bunker in Calabria. I lavori sono durati cinque mesi e costati un milione e mezzo solo per l’adeguamento della struttura.

L’alluvione e i disagi

Un mese fa – complici un alluvione, i canaloni ostruiti e l’assenza di barriere – l’aula è stata invasa dall’acqua che ha danneggiato l’impianto elettrico. Il ministero della Giustizia ha stanziato i fondi per il ripristino dell’impianto e la bunker sarà pronta entro aprile.

Nel frattempo, ha deciso il dicastero, il processo d’appello Rinascita Scott – con i suoi 236 imputati, 51 parti civili, 158 avvocati, i giudici della Corte d’Appello, l’accusa e gli amministrativi – dovrà trasferirsi a Catania, aula bunker Bicocca. Un grande disagio per tutti. Al momento sono state calendarizzate due settimane di udienze: dal 3 al 14 febbraio.

Il trasferimento dei processi

Per quanto riguarda gli altri processi, Reset, contro la ‘ndrangheta cosentina, è stato spostato a Castrovillari e Maestrale (contro le cosche vibonesi) nell’aula bunker di Vibo Valentia. Sia a Castrovillari che ha Vibo non mancano i disagi. Nel primo caso perché l’aula è fatiscente, fredda e necessiterebbe di manutenzione, nel secondo caso perché se tutte le parti del processo volessero essere presenti – requisito indispensabile, tra l’altro, per garantire il diritto di difesa degli imputati – la capienza della bunker di Vibo non lo consentirebbe.
Questa la situazione oggi.
Per il resto solo un’inchiesta può fare luce sulle cause che hanno portato il fiume Amato a tracimare e l’acqua e il fango a viaggiare liberi e fare danni, visto che i canaloni erano invasi da cumuli di erbacce e terra.