La cosca avrebbe vessato per 17 anni l’imprenditore Caruso, proprietario del Santa Monica Village, pretendendo oltre mille euro al mese. Il 21 dicembre parola alla difesa
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Dodici anni di reclusione e 3000 euro di multa sono stati invocati, davanti al Tribunale collegiale di Crotone, dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Domenico Guarascio nei confronti di Felice Falcone, accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni dell’imprenditore Gianpiero Caruso, legale rappresentante della Eurotourist sas. Falcone è accusato di avere preteso da Caruso 1,250 euro al mese, dal 2001 al 2018. Falcone avrebbe agito per agevolare la consorteria di san Leonardo di Cutro, facente capo ad Alfonso Mannolo, già giudicato nel medesimo procedimento, denominato “Jonica”, con rito abbreviato, e condannato a dieci anni, un mese e dieci giorni.
I danni causati dall'estorsione
L’accusa ha calcolato che l’estorsione che si è riversata sul villaggio Santa Monica di Steccato di Cutro, di proprietà della Eurotouirist, ha causato un danno totale complessivo pari a 234mila euro.
Il pm, nel corso della requisitoria, si è soffermato sulle aggressioni subite da Caruso al quale è stata incendiata una macchia ed è stato preso a schiaffi dallo stesso Felice Falcone. Il magistrato ha fatto riferimento anche alle dichiarazioni del collaboratore Dante Mannolo il quale ha parlato delle imposizioni delle forniture di caffè. I collaboratori Liperoti e Cortese hanno anche loro riferito di queste estorsioni. Il pm si è anche soffermato sulla paura che la cosca aveva instillato negli imprenditori. Lo stesso Caruso si è deciso a denunciare solo dopo anni di vessazioni.
«Lottizzazione mafiosa»
Infine ha discusso l’avvocato di parte civile, Michele Gigliotti, che ha parlato di «una vera e propria lottizzazione mafiosa» perché alcune famiglie di ‘ndrangheta impongono manodopera e forniture ai villaggi turistici. Gigliotti ha sottolineato il danno arrecato all’azienda nel tempo, di come le risorse economiche siano divenute fragili a causa delle vessazioni di una cosca di ‘ndrangheta riconosciuta giuridicamente solo in tempi recenti, con la sentenza Malapianta, ma storicizzata e ben presente sul territorio da decenni. La parte civile ha richiesto, infine, un risarcimento di cinque milioni di euro con una provvisionale di 250mila euro. Il 21 dicembre discuterà l’avvocato della difesa Antonietta Denicolò Gigliotti.