«Dispiace assistere  alla cattiva prova di sé del Consiglio Regionale della Calabria. Per l’ennesima volta, ed era la sesta volta, è mancato il numero legale della maggioranza dei consiglieri regionali e per questa via non si è garantito ancora una volta il regolare svolgimento dei lavori». Lo scrive, in una nota, il segretario provinciale del Pd di Catanzaro Gianluca Cuda.

 

«E dire che erano tanti i temi da trattare e da decidere.  Non solo sull’annosa e ad oggi irrisolta questione sanità, ma l’altro ieri su tutto il resto, su quale fosse la linea da tenere come Istituzione Regionale sui tragici fatti di San Calogero in provincia di Vibo Valentia – dove la sera di sabato 2 giugno, un uomo di 29 anni originario del Mali è morto per una fucilata alla tempia: si chiamava Sacko Soumayla. Sacko era un sindacalista che lottava contro i nuovi schiavisti che fanno lavorare i miserabili scampati alla guerra e alla fame, lavorava come bracciante per 3 euro l’ora nella Piana di Gioia Tauro ed era padre di una bambina di cinque anni».  

«Questa vicenda accade a distanza di pochi anni da altri tragici fatti che hanno a tema l’integrazione sociale e lo sfruttamento al lavoro, e questo accade aldilà delle facili e sconsiderate prese di posizione populiste della lega nord  e del suo segretario, oggi ministro degli Interni della Repubblica. Con lo scioglimento della seduta, il consiglio regionale della calabria non si è potuto esprimere su questi fatti tragici, non vi è stata nessuna nota ufficiale, e purtroppo, nessuna solidarietà istituzionale è stata espressa».  

«Sbaglia di grosso chi pensa di trovarsi di fronte a un fatto isolato. - asserisce Cuda- La Calabria e con essa tutto il Sud non è da sabato sera che sta andando in pezzi, e questo avviene nella paralisi e nell’immobilismo delle istituzioni, i cui protagonisti sembrano presi ad accapigliarsi solo ed esclusivamente per le loro beghe personali. Tutto questo è contro gli interessi dei Calabresi e dei partiti democratici, a partire dal Pd ed assume comportamenti ingiustificabili che di politica non hanno nulla. Il nostro compito, intendendo di tutti coloro che stanno sul famoso territorio e tra la gente comune, è in questi termini un compito arduo, quasi impossibile. L’impressione che si ha è di nuotare contro corrente, in tempi di marea montante a noi ostile. Del tutto sommessamente ed in punta di piedi l’appello che vogliamo lanciare è di porre fine una volta per tutte a tale cattivo esempio del consiglio regionale calabrese, prima che tutto diventi irreparabile e la tempesta ci travolga».