VIDEO | Viaggio nel rione San Francesco dove i cittadini si battono da tempo per la riqualificazione della zona: dall’adeguamento alle normative negli appartamenti a quella della rete elettrica e alla bonifica dell'area
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Crotone, rione San Francesco. Periferia che in altre città viene definita quartiere, e che qui, invece è rione come è più nel caso di Roma dove stavano ad indicare le suddivisioni urbane all'interno delle mura aureliane. Si perché San Francesco è rione urbanizzato sin dagli insediamenti medievali vicino al fiume e, dunque, “abile” alla strutturazione a quartiere di periferia, nell’era dell’industrializzazione assieme a Fondo Gesù; quando, sin dagli anni 50/60, vi furono poi trasferite le famiglie che abitavano le baracche sui calanchi visitate e raccontate anche da Pasolini.
Non è infatti un caso che qui insistano via Sciascia e via Repaci (altri grandi del prestigiosissimo Premio Letterario Crotone): avrebbero dovuto e potuto raccontare i fasti culturali della Milano del sud ed invece il percorso tra archetipo e stereotipo di una delle mille periferie calabresi, si staglia attorno a croci storiche recise e sostituite da brandelli di cementificazione non tutta proletaria e l’inquinamento industriale.
Infatti di fronte alle palazzine popolari che, comunque, ospitano più di 400 famiglie, molte delle quali sono già divenute di proprietà degli assegnatari, ci sono insediamenti cooperativistici, scuole abbandonate e la Scuola elementare San Francesco chiusa anni fa per la contaminazione che dalle fabbriche riempiva mezza città e non solo strade e piazzali pubblici come in questo caso. Oggi la scuola sta per essere bonificata, con i soldi di Antica Kroton e non quelli della bonifica, ma questa è un’altra storia.
Abbiamo incontrato presidente e segretario dell’associazione San Francesco che anima il comitato di quartiere. Al presidente Umberto Mellino abbiamo chiesto, dopo la presenza intensa dei Gaetanini andati via dopo 40 anni, chi pensa a questo cemento ancor prima che alle anime.
Ci ha raccontato ciò che guardavamo assieme a lui ed a chiunque non faccia fatica a frequentarli quei quartieri, prima che arrivi la tragedia di turno: «L’adeguamento alle normative, negli appartamenti, sia in quelli già di proprietà che in quelli che pagano ancora il canone, lo facciamo comunque a spese e cura nostra, degli assegnatari» mentre il segretario Gullà incalzava sulle buche ed i marciapiedi «i nostri amici disabili non possono contare su nemmeno una rampa accessibile».
L’inquinamento qui però non è solo un rischio ambientale ma porta con sé la beffa del blocco dell’ammodernamento del servizio elettrico, impossibile da effettuare senza un'adeguata bonifica. Altro che “semplice” messa in sicurezza. Come infatti appurato da indagini conoscitive di luglio scorso fortemente volute anche dalla Prefettura, il Comitato ha esortato Comune, Aterp e tutti gli altri enti interessabili a prendere immediati provvedimenti di messa in sicurezza e rimozione dei materiali inquinanti, nel rispetto delle normative europee a cui anche l’Italia di periferia è chiamata a tenerne conto.
«Non si può infatti comprendere come sia possibile - ha concluso Mellino - che i lavori siano stati bloccati e non terminati e nessuno si occupi di caratterizzare i siti certificati con “radioattività anomala” e noi ed i nostri bambini che qui ci giocano per strada, non sappiamo ancora cosa (e se) si stia facendo per la tutela della nostra salute».