Il Tribunale di Crotone ha respinto la richiesta arrivata dalla Dda di Catanzaro sul gruppo Vrenna. Secondo la Direzione distrettuale antimafia, il gruppo sarebbe contiguo alle cosche mafiose del crotonese. A sostenerlo vari collaboratori di giustizia, come Pino Vrenna, Luigi Bonaventura e Vincenzo Marino, secondo cui gli imprenditori avrebbero sempre pagato per evitare attentati e danneggiamenti alle loro aziende.

Tesi totalmente respinta dal Tribunale di Crotone, con Pirruccio presidente, Barbetta e Angiuli a latere. Per i giudici non solo non ci sono i pressupposti per il sequestro, ma al contrario di quanto sostenuto dalla Dda, i Vrenna sarebbero totalmente estranei alle consorterie mafiose, da cui negli anni avrebbero subito angherie e danni.

"Il Collegio ritiene - si legge nel provvedimento - che la proposta debba essere rigettata sia con riferimento alla misura reale (confisca) sia con riferimento a quella personale (sorveglianza speciale di pubblica sicurezza) difettando, per entrambi i proposti, elementi di pericolosita' sociale riconducibili alla categorie soggettive previste dall'art. 4 del Codice antimafia". Accolta in pieno dal Tribunale la tesi difensiva che si basava, fra l'altro, sulle contraddizioni fra le dichiarazioni dei collaboratori usate dalla Dda e quelle, contrastanti, trovate dalla difesa. "Siamo soddisfatti - il commento a caldo degli avvocati Francesco Gambardella e Francesco Verri - per un provvedimento che fotografa la realta' con grande precisione rendendo giustizia alle carte processuali, alle nostre indagini difensive ma soprattutto alla verita' sul gruppo e sui suoi azionisti".(Agi)