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Sono tanti gli interrogativi che si pone Giusi Perziano, moglie di Antonio Romano, a tredici anni dalla sciagura che ha colpito la sua famiglia. Il marito, insieme ad Antonio Aiello, morì in mare il 6 gennaio del 2005 mentre stava traghettando a Crotone un peschereccio da Trapani. I due, esperti del mare, partirono dalla Calabria qualche giorno prima alla volta della Sicilia per portare nel porto pitagorico l'imbarcazione. Le condizioni meteo non erano ottimali, e infatti navigarono da sud alla volta di Crotone; una volta giunti davanti a Capo dell'Armi, nello specchio d'acqua davanti Lazzàro – frazione di Motta San Giovanni, nel reggino – lanciarono il Mayday, ovvero la richiesta di soccorso poiché il peschereccio imbarcava acqua.
A rispondere fu la Capitaneria di Porto di Reggio Calabria, che subito si mobilitò per andare in aiuto; giunti, però, sul posto segnalato, non trovò nessuna imbarcazione. Infatti, la stessa era già affondata, e i due marinai furono ritrovati dopo due giorni verso Catania, con addosso ancora i giubbotti salvagente e i documenti. Fu fatta l'autopsia sui corpi e non fu trovata acqua nei polmoni: non morirono affogati, ma per ipotermia; essendo inverno i loro corpi non potettero stare così tante ore in un'acqua ghiacciata. A questo si aggiunse il fattore correnti, che li trascinarono fino alle coste catanesi.
Si aprì un processo per omicidio colposo, a carico dei venditori e degli acquirenti del peschereccio, che però è andato in prescrizione. Da qui parte la storia di Giusi Perziano: i dubbi che la tormentano sono vari, come per esempio le modalità di soccorso. Quello che si chiede è se, allora, gli uomini della Capitaneria misero in moto tutta la macchina dei soccorsi per cercare i due dispersi, o se fu un'operazione blanda. Inoltre, da quanto ha affermato durante l'intervista, dal procedimento penale non è uscito un colpevole del disastro; dunque, non c'è nemmeno chi ha la responsabilità di tutto ciò. A tutto questo, bisogna anche aggiungere che non è stato possibile recuperare l'imbarcazione per effettuare i rilievi e capire come e perchè imbarcava acqua. Da quanto riferito da Giusi, il peschereccio, già durante la navigazione, aveva questo problema.
Dubbi e perplessità che riecheggiano ancora dopo tutti questi anni in una famiglia distrutta dalla perdita di un caro. A loro, si può immaginare, anche il dolore della famiglia dell'altro marinaio. La speranza è che si possa riaprire il caso e dare loro tutte le risposte che cercano da quel maledetto 6 gennaio 2005.