Due mazzi di carte per tenersi impegnati, qualche bottiglia d’acqua, un cuscino gonfiabile per dormire un po' più comodi. Hanno occupato la sala consiliare del comune di Crotone, trascorrendo la notte tra i banchi dell’aula e non hanno intenzione di andarsene fino a quando non firmeranno il contratto di assunzione. Sono tornati a protestare i dipendenti dell’ex Akros, oggi impiegati in Akrea, che attendono di essere stabilizzati come prevedeva un vecchio accordo siglato quando nel 2016 la società pubblica che si occupava di differenziata venne dismessa. Una parte dei dipendenti sono transitati nella nuova azienda municipalizzata che gestisce la raccolta dei rifiuti in città, ma loro – una ventina di lavoratori - sono rimasti appesi a un filo. Con contratti a termine, che oggi non possono più essere rinnovati.

Le interlocuzioni con il sindaco, Vincenzo Voce, e il presidente di Akrea, Gianluca Giglio, sono state continue nelle ultime settimane, fin dai primi giorni di protesta, e, sebbene sembrava essersi aperto uno spiraglio, ad oggi ancora non si è giunti a una soluzione. Secondo quanto aveva spiegato il primo cittadino, nonostante siano state reperite le risorse finanziarie per procedere alle assunzioni, quell’accordo oggi non sarebbe più applicabile perché da allora la normativa in materia è cambiata.

Mentre l’amministrazione valuta le possibili soluzioni per stabilizzare questi lavoratori – di cui Comune e Akrea non possono fare a meno, aveva detto Voce – i manifestanti non hanno intenzione di arrendersi e si alternano nell'occupazione: «Ci stanno togliendo il diritto al lavoro, stiamo lottando, anche con i nostri legali, per poter avere un contratto e portare il pane a casa» ci dice Vincenzo Graziano. «Noi abbiamo fatto 14 anni in Akros e poi 5 in Akrea. Dopo quasi 20 anni rischiamo di trovarci in mezzo alla strada» aggiunge il collega Giovanni Galea.

La protesta, hanno annunciato i lavoratori, proseguirà ad oltranza «fino a quando non firmeremo il contratto di assunzione».