Intanto i rappresentanti dei comuni della valle del Trionto hanno dichiarato che si costituiranno parte lesa nel procedimento giudiziario
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La comunità longobucchese sembra essere balzata indietro nel tempo di oltre vent’anni. Le conseguenze del crollo del ponte sulla Sila-mare solo adesso stanno iniziando a pesare sulla quotidianità longobucchese. Dovendo ripercorrere la statale 177, la “vecchia” arteria di congiunzione tra Longobucco a Mirto, che si snoda lungo il costone destro del fiume Trionto, di per sé già pericolosa per via dei tornanti ed una frana che la interessa – tratto che si percorre a senso unico alternato – ha di fatto isolato la comunità dal resto del mondo. Per raggiungere il primo pronto soccorso utile, quello dell’ospedale Giannettasio di Corigliano Rossano – ad esempio – si supera l’ora di percorrenza. Ma i problemi sono quotidiani, ed i longobucchesi sono avviliti, perché per fare la spesa o semplicemente rifornimento di carburante, servono almeno due ore di viaggio. Un paradosso nel 2023.
La protesta | Longobucco non si arrende, scende in piazza e chiede la riapertura della Sila Mare
Il sindaco Giovanni Pirillo, anche per questo è stato ascoltato dal procuratore della Repubblica del tribunale di Castrovillari, due ore all’andata, due ore al ritorno solo per raggiungere il presidio di giustizia. Ad Alessandro D’Alessio ha riferito preoccupazioni e paure. In primis quelle legate alle conseguenze sanitarie.
«Longobucco – dice il sindaco Pirillo a LaC News 24 immaginando tempi piuttosto lunghi per la riapertura della Sila Mare, ma comunque speranzoso – non può rimanere isolato, la popolazione si compone prevalentemente di anziani e per raggiungere il primo pronto soccorso utile impieghiamo oltre l’ora utile, la cosiddetta golden hour».
Anche per questi motivi, «con il consigliere di minoranza Celestino, accompagnati dall’avvocato Giovanni Zagarese, abbiamo incontrato il procuratore del Tribunale di Castrovillari, al quale abbiamo manifestato tutte le nostre preoccupazioni ed intenzioni. Insieme ai sindaci dei comuni della valle del Trionto, quindi Caloveto, Cropalati, Bocchigliero e Crosia, abbiamo intenzione di costituirci come parte lesa».
«Il procuratore ci ha risposto di aver già nominato una società che sta effettuando i primi rilievi, spiegandoci che la strada non potrà essere dissequestrata fin quando il tratto a monte, quello interessato dal crollo del ponte, non sarà tutto in sicurezza e per questo lunedì mattina invierà una nota ad Anas», evidenzia Pirillo.
«Uno dei problemi più gravosi è la mancanza della guardia medica. Devo però ringraziare tutti quei giovani medici che vengono a prestare il loro servizio qui a Longobucco dopo la specializzazione. Purtroppo per soli dieci giorni alla volta. Ad agosto, per fortuna, tutto il mese sarà coperto», spiega ancora.
Una panacea ai mali è la postazione fissa con un’ambulanza e un’auto medica predisposta dall’Asp di Cosenza, in piazza, all’ombra del “campanaro”, ma «fin quando durerà», precisa Pirillo.
«E poi i pullman granturismo non salgono più a Longobucco e per noi rappresentavano il diritto alla mobilità ed un’infrastruttura utilissima a raggiungere il paese. Adesso viaggiano solo quelli di linea, ma con estrema difficoltà. Speriamo solo che entro il 4 agosto – giorno clou dell’anno per la comunità longobucchese che celebra la festa di San Domenico – la strada possa essere riaperta». Quella di Pirillo è solo una flebile speranza.