Il sindacato spiega che i lavoratori della Regione erano stati convocati per lo screening, che era anche partito per poi fermarsi improvvisamente. «Altro flop che ricade sulla pelle di chi lavora»
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«“Cornuti e mazziati”. Non c’è migliore definizione per i dipendenti regionali dopo l’ultimo increscioso episodio accaduto sui tamponi. Originariamente previsti per conoscere la positività o meno al Covid-19 sui lavoratori, non si faranno più. Almeno per il momento». Lo fa sapere con una nota il sindacato Csa-Cisal, che aggiunge che tutti i lavoratori della Regione avevano ricevuto una comunicazione, il 28 dicembre scorso, con la quale venivano invitati a fornire la propria disponibilità ad essere sottoposti al tampone molecolare.
«Per la provincia di Cosenza i tamponi erano previsti per il giorno 11 gennaio 2021 presso la sede regionale di Vagliolise a Cosenza con inizio alle ore 9,30 circa, mentre per quella di Catanzaro (che comprendeva anche le province di Crotone e Vibo Valentia) per il giorno 12 gennaio (alla stessa ora) e per la provincia di Reggio Calabria per il giorno 13 gennaio 2021 presso la sede regionale di Reggio/Modena sempre attorno alle 9.30», specifica il sindacato. Nella comunicazione inviata ai dipendenti, inoltre, vi era scritto che chi intendesse sottoporsi al tampone, dovesse farlo sapere entro le ore 12 del giovedì 7 gennaio 2021.
«Ovviamente – scrive la Csa-Cisal - chi aveva intenzione di sottoporsi al test ha inviato quanto previsto secondo le scadenze, cioè trasmettendo la propria disponibilità agli indirizzi di posta elettronica indicati. Venerdì 8 gennaio, addirittura viene specificato anche l’elenco dei lavoratori da sottoporre a test con tanto di suddivisione per fasce orarie. Come detto, il primo turno toccava a Cosenza. Effettivamente la procedura era partita con i primi prelievi effettuati, ma poi tutto improvvisamente si è fermato. Tant’è che nella stessa giornata dell’11 gennaio il direttore generale “Organizzazione e Risorse Umane” ha scritto: “Si avvisano i dipendenti che, per intervenuti problemi organizzativi, l'esame mediante tampone molecolare, previsto secondo il già comunicato calendario, è momentaneamente sospeso e saranno successivamente comunicate le nuove date”».
«Cosa è successo? – si chiede il sindacato - Secondo quanto ricostruito dal datore di Lavoro, lui e il dg del dipartimento Personale lo scorso 23 dicembre avevano inviato ai commissari straordinari dell’Asp di Reggio Calabria la richiesta formale per l’effettuazione dei tamponi ai dipendenti regionali. Una scelta dettata dalla necessità di organizzare in maniera più utile e snella la campagna di screening. A quella nota non c’è stato né un riscontro positivo, ma nemmeno negativo. Il datore di Lavoro spiega ancora come la richiesta all’azienda sanitaria provinciale reggina fosse stata concordata con una biologa del laboratorio e un dirigente dell’Asp. Con quest’ultimo il datore di Lavoro ha successivamente definito l’organizzazione della tamponatura. Sempre stando al racconto del datore di Lavoro, in data 7 gennaio, ci sarebbe stata un’interlocuzione telefonica con il delegato regionale al Covid (per la parte sanitaria) in cui quest’ultimo avrebbe fornito rassicurazioni sulla fornitura. Arriviamo quindi alla famosa giornata dell’11 gennaio. Come detto nella sede regionale di Vagliolise si stavano cominciando a effettuare i prelievi con il personale dell’Asp di Reggio Calabria sul posto. Tuttavia, arriva una chiamata da una dirigente del dipartimento Tutela della Salute che blocca l’operazione».
«Fin qui il racconto del datore di Lavoro della Regione Calabria. Non possiamo che essere amareggiati – commenta il sindacato CSA-Cisal – per l’infausto nulla di fatto sulla campagna dei tamponi sui dipendenti regionali. Attività di screening da tempo richiesta dalla stessa organizzazione sindacale viste le decine di casi registrati fra i dipendenti regionali dall’inizio dell’emergenza e in un caso addirittura la morte di un collega. L’iniziativa era perfettamente in linea con gli obblighi previsti in tema di “Tutela delle condizioni di lavoro” e avrebbero rassicurato buona parte del personale (in tutto i dipendenti sono circa 2600). Inoltre, abbiamo appreso che a seguito della processazione dei pochi tamponi eseguiti a Cosenza (prima della brusca interruzione) sarebbe emerso anche un caso positivo. A riprova del fatto che il controllo sui lavoratori serve eccome».
«Ci sembra veramente incredibile – continua il sindacato - come la Regione, per il tramite del dipartimento Tutela della Salute e della Protezione civile, fornisca ad altri enti i tamponi ma non sia in grado di portare a termine un primo screening diffuso sui suoi stessi dipendenti: è un paradosso. Così come è un paradosso che il tutto sia saltato nella prima giornata di “tamponatura” quando ormai molti lavoratori si erano già organizzati per essere sottoposti al test (non dimentichiamo le richieste di permesso avanzate, per non parlare dei viaggi lontano dalla propria residenza che già i lavoratori avevano organizzato, come quelli di Vibo e di Crotone). Così come non lascia ben sperare la successiva gestione della campagna vaccinale, peraltro già richiamata nella prima comunicazione del datore di Lavoro di dicembre. Se non si riescono a fare i tamponi, come si pensa di organizzare al meglio la somministrazione dei vaccini per i dipendenti regionali nelle prossime settimane? Siamo di fronte – conclude il sindacato CSA-Cisal – all’ennesimo flop che ricade sulla pelle dei lavoratori. E non dimentichiamo come l’Amministrazione non sia stata capace di riattivare l’ambulatorio infermieristico all’interno della Cittadella, le cui attività sono state sospese molti mesi prima rispetto alla scadenza contrattuale. Ai danni si aggiungono beffe su beffe. Adesso basta. Chiediamo che l’attività sui tamponi sia ripresa al più presto senza ulteriori blocchi o poco chiariti indugi»