Vincenzina è una donna che nella sua vita ne ha viste davvero tante. A 92 anni, potrebbe raccontare tutto: dalla seconda guerra mondiale, al primo uomo sulla luna, passando per la caduta del muro di Berlino. Eppure, ad un’età ormai avanzata, c’è qualcosa che non immaginava di dover vivere: una pandemia globale, nel corso della quale essere completamente dimenticata.

Perché nessuno si è ancora preoccupato di farle arrivare a casa un medico che possa somministrarle il vaccino anticovid-19. Vincenzina, in un centro vaccinale, ci andrebbe pure, se solo potesse. La sua lunga vita, però, l’ha trascorsa tutta senza avere la possibilità di camminare. Per lei niente passeggiate o corse da giovane. Solo piccoli movimenti sorretti dal bastone che l’accompagna come compagno fedele e che le permette di trascinarsi da una stanza all’altra della sua piccola abitazione di Taurianova.  

La poliomelite e l’invalidità permanente 

Ad appena 4 anni, infatti, Vincenzina, proprio a causa di un mancato vaccino, contrae la poliomielite. È il 1933 ed il siero ancora non è disponibile. La malattia le paralizza completamente gli arti inferiori, provocandole una invalidità del 100%, cui si aggiungono anche delle patologie cardiache.  

Così, in piena epoca pandemica, Vincenzina sarebbe dovuta essere una delle prime pazienti alle quali somministrare il vaccino. Ed invece si ritrova, ammalata ed invalida, a dover ancora attendere qualcosa che le spetta di diritto.  

Ha una grande fortuna, però, Vincenzina: la sua famiglia. Numerosa, certo. Ma soprattutto attenta alle sue esigenze. I nipoti la amano profondamente e non le fanno mancare nulla. Ma, in un periodo come questo, starle accanto è un rischio continuo. La si espone a possibili contagi. E Dio solo sa cosa accadrebbe se dovesse contrarre il Covid.  

La denuncia di Tania 

A lanciare una richiesta d’aiuto è Tania, una delle nipoti di Vincenzina. «Piuttosto che essere trasportata di peso, rinuncerebbe al vaccino, confidandomi di essersi stancata di vivere», afferma con dolore la giovane. «Si è convinta e illusa di potersi vaccinare a casa. Ma – spiega Tania – nonostante la richiesta online sia andata a buon fine, da allora tutto tace. Quando chiediamo delucidazioni, le istituzioni fanno scarica-barile sulle responsabilità».

Tania è molto arrabbiata: «Mentre l'Italia riparte, riapre tutto e vaccina tutte le fasce d'età, nella Calabria di Spirlì, dove 2 mesi fa è arrivato l'esercito a garantire la vaccinazione di massa per gli over 80 e i pazienti fragili nelle zone più impervie di montagna, la richiesta di vaccino a domicilio per Vincenzina, a Taurianova, resta ignorata». 

L’appello alle istituzioni 

Fin qui il racconto di Tania e la storia di Vincenzina. Ora, conoscendo la sensibilità del commissario alla Sanità, Guido Longo, siamo certi che non perderà un minuto prima di verificare cosa sia accaduto e perché nessuno si sia ancora recato a vaccinare Vincenzina. Così come crediamo che anche il governatore ff Spirlì non resterà fermo un attimo di più prima di agire in maniera energica per fare tutto ciò che è nelle sue possibilità per garantire alla sua corregionale, oltre che sua concittadina, quel diritto che fino ad ora le è stato negato. Del resto, la protezione civile regionale negli ultimi giorni sta postando, con legittimo orgoglio, i numeri della campagna vaccinale che vede la Calabria in grande avanzamento. Ma evidentemente tutto questo non basta.  

Perché una cosa è certa: se, per qualsiasi motivo, Vincenzina, in questo frangente, dovesse contrarre il Covid, senza che nessuno abbia ritenuto di procedere al più presto alla vaccinazione, non si potrà più dire “scusate, non lo sapevamo”. E tutta la filiera che governa la sanità calabrese, dal primo anello all’ultimo, sarà responsabile di quella che già adesso si prefigura come una incomprensibile ed inaccettabile omissione nei confronti di una fra le persone più fragili presenti sul territorio. Sono storie che non vogliamo e non dobbiamo più raccontare. Non ci sono più alibi: Vincenzina va vaccinata subito.