Pesantissimi ritardi nella comunicazione dei positivi ai primi cittadini che non possono così fare le ordinanze di quarantena o far terminare l’isolamento ai cittadini: «Noi lasciati a mani nude in prima linea» (ASCOLTA L'AUDIO)
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Sono passati due anni, la pandemia vive la sua quarta ondata ma il sistema di tracciamento soffre ancora delle carenze strutturali dei primi casi: sembra di essere tornati indietro nel tempo a qualche mese fa, quando le USCA e l’Asp non riuscivano a coprire in tempo tutte le richieste ed a stare dietro ai tracciamenti. Nonostante tante promesse, al primo aumento dei casi il tracciamento è nuovamente saltato e le Asp non hanno retto il carico: sono rimasti però, in prima linea, i sindaci dei comuni che da sentinelle del territorio stanno provando ad organizzarsi per come possono, cercando di arginare i contagi.
Il problema ha purtroppo tre conseguenze gravissime, che impattano direttamente sull’andamento della pandemia: dalla certificazione di positività da tampone rapido o dalla segnalazione di contatto stretto passano tra 3 e 5 giorni (nella migliore delle ipotesi) per ricevere la visita dell’USCA o potersi sottoporre ad un tampone molecolare. Da lì, altri 3-4 giorni per l’analisi e altrettanti per la comunicazione di positività e l’inizio della quarantena con ordinanza: come vedete, sono passati già 12 giorni. A questi si aggiungono i secondi e terzi tamponi, necessari per uscire dalla quarantena: anche qui, 3-4 giorni per i referti e altrettanti spesso per la comunicazione al Comune, che può così far cessare gli effetti dell’ordinanza di quarantena.
Calcolando che, secondo le ultime indicazioni, dopo 10 giorni un vaccinato con doppia dose anche se positivo potrebbe teoricamente abbandonare la quarantena, ci troviamo con tantissime persone chiuse dentro casa semplicemente in attesa di una chiamata, costrette a fare spesso un mese di quarantena quando basterebbe poco più di un terzo.
Covid Calabria, tracciamento al cellulare e vigili per controllare il territorio
In prima fila, infatti, resta chi vive il territorio tutti i giorni: parliamo dei sindaci, che non solo hanno l’onere di dover garantire la sicurezza sul territorio ma che addirittura subiscono il carico di domande e richieste da parte dei cittadini senza poter fare nulla: «Si, purtroppo siamo in una situazione di emergenza – spiega il sindaco di San Marco Argentano, Virginia Mariotti – i risultati arrivano con tantissimo ritardo e questo ci rende impossibile difendere il territorio dai contagi. Pensate che sono io che sto passando tantissime ore della mia giornata al telefono con i cittadini, per chiedere loro chi sono i contatti stretti, chi hanno frequentato: questo lavoro non dovremmo farlo noi ma siamo costretti».
Il sindaco prosegue puntando il dito contro l’Asp: «Ci sono tantissimi problemi perché non ci comunicano i positivi, dunque non possiamo fare le ordinanze: io sto mandando i vigili a sollecitare queste persone, a farle tornare a casa ma loro non hanno ricevuto ordinanze, non hanno documenti che attestino la positività come si fa? Grazie al buon senso dei cittadini ed al lavoro delle forze municipali stiamo risolvendo, ma è un problema enorme».
Il problema si manifesta non solo per la redazione dei provvedimenti di quarantena ma anche per la loro revoca: «Se l’Asp non ci comunica che quel soggetto è negativo – prosegue il sindaco – io non posso chiudere i provvedimenti di quarantena: a causa dei ritardi ci sono famiglie intere ancora chiuse dentro casa. Ad esempio ho una classe di una scuola in quarantena, bambini che avrebbero bisogno di uscire, che sanno di essere risultati negativi ma senza l’esito il Comune non può procedere».
A Siderno una postazione drive-in per smaltire gli arretrati
Situazione simile anche a Siderno, che dall’ultimo bollettino Covid ufficiale dell’Asp di Reggio Calabria registra 132 contagi: anche qui i ritardi sono tanti, si accumulano e si continua ad inseguire il virus. Per questo motivo il sindaco Maria Teresa Fragomeni ha organizzato una postazione drive-in per aiutare l’Usca nel suo lavoro: «La scelta è stata necessaria – spiega il sindaco del centro della Locride – perché i contagi aumentano ma il tracciamento va a rilento, riceviamo in forte ritardo le indicazioni dell’Asp sui concittadini positivi. In questo modo cerco di facilitare il lavoro dell’USCA, mettiamo tutti i contatti stretti sul territorio in un unico posto e cerchiamo di tracciarli, sperando che poi le autorità siano celeri nel fornire i risultati. Parliamo di 4-5 giorni di ritardo che rischiano di essere decisivi».
Da Fuscaldo al crotonese, disagi e proteste dei sindaci in tutta la Regione
Sono tanti però i sindaci che in queste ultime ore stanno chiedendo aiuto senza riuscire a trovare risposte: i ritardi delle ASP nella comunicazione dei dati sono sempre più importanti e di conseguenza ogni primo cittadino sta provando a modo suo a combattere questa battaglia. «Il sistema di tracciamento è imploso – ha scritto il sindaco di Fuscaldo Giacomo Middea in una lettera indirizzata al presidente Occhiuto ed al prefetto, illustrando una situazione complessa - Intere famiglie lasciate da sole, senza informazioni, senza assistenza e senza neanche un atto che attestasse lo stato di quarantena o di isolamento delle persone interessate. Ci troviamo di fronte a gravissime anomalie del sistema».
Anche noi, sui nostri canali, continuiamo a ricevere le richieste dei cittadini: alcuni ci dicono che nessuno comunica loro se possono uscire o meno. È la storia che proviene da Vibo Valentia, provincia in cui il tracciamento sta affrontando diverse muri e complicanze e nella quale l’Asp ha lanciato un appello, per cercare di salvare la situazione, invitando a “mandare una mail” piuttosto che telefonare. Una procedura irrituale, ma che la dice lunga sulla situazione complicata che sta vivendo la Calabria. Quattro ondate dopo, ancora la lezione non è stata imparata.