C’è una manina che corregge i dati dei positivi settimanali e li rimanda a Roma? È quello che verrebbe da chiedersi osservando la continua differenza tra i dati pubblicati ogni giorno nel bollettino Convid-19 diffuso dalla Regione Calabria e i dati del monitoraggio settimanale che l’Istituto Superiore di Sanità pubblica ogni venerdì e sui quali vengono decisi il colore delle singole regioni e di conseguenza le limitazioni alla circolazione ed alle attività commerciali.

Analizzando i dati dell’ultimo mese, infatti, mancano poco meno di duemila casi dai dati comunicati a Roma. Un numero enorme, che avrebbe certamente condannato la Calabria ad avere un Rt certamente più pesante e probabilmente delle limitazioni più pesanti, forse addirittura la conferma della zona rossa per altre settimane. D’altronde, la percezione che in quei giorni vi fosse una situazione molto complessa era diffusa: i tanti pazienti che affollavano gli ospedali, le terapie intensive che iniziavano ad andare in sofferenza e le tante ambulanze che soprattutto nella provincia di Cosenza stazionavano in fila davanti agli ospedali ormai senza più posti. Eppure, secondo i dati analizzati dalla cabina di regia a Roma la Calabria aveva i numeri per tornare in arancione, con una settimana di anticipo rispetto alle previsioni e nonostante una settimana molto pesante. Cosa è successo dunque? In che modo è cambiata la situazione? Proviamo a riavvolgere il nastro e raccontare con i numeri quanto successo.

La zona rossa in Calabria e il lockdown

Era venerdì 26 marzo e come ogni fine settimana l’Istituto Superiore di Sanità analizza i dati provenienti dalle regioni italiane per fornire tutti gli elementi al ministero della Salute ed alla Cabina di Regia: la Calabria è appesa ad un filo, già nella settimana precedente l’indice Rt medio era molto alto, ad 1.37, ma il fatto di avere una serie di valori positivi aveva “salvato” la Regione facendola rimanere in zona arancione. Il monitoraggio del 26 aprile, però, è impietoso: l’Rt medio è ad 1.33, i nuovi positivi settimanali comunicati dall’Iss sono 2452 e per la Calabria si aprono le porte della zona rossa.

Il provvedimento arrivò proprio a ridosso della settimana di Pasqua, weekend per il quale erano state istituite limitazioni alla circolazione a livello nazionale. Dal monitoraggio della settimana dal 22 al 28 marzo, la Calabria esce con la zona rossa a partire dal 29 marzo: un provvedimento molto duro e contestato anche dai cittadini, che si trovano nuovamente con attività commerciali e scuole chiuse.

Mancano 620 casi, sparisce la zona rossa

A partire dal monitoraggio successivo, però, iniziano a registrarsi le prime incongruenze: per tutta la settimana, il bollettino giornaliero della Regione Calabria comunica dati molto pesanti. Il primo aprile i casi sono 522, il giorno successivo sono 465, il 4 aprile tornano a superare i cinquecento casi arrivando a quota 511 nuovi casi. In totale, i nuovi casi comunicati dal bollettino regionale nella settimana dal 29 marzo al 4 aprile sono 2794. Eppure, l’Iss comunica nel suo report che in Calabria nello stesso intervallo di tempo i positivi comunicati sono 2174. Infatti l’Rt crolla da 1,33 a 0.93, una situazione che è parsa poco chiara sin da subito: in quei giorni le ambulanze stazionavano perennemente davanti agli ospedali, fino a registrare addirittura decessi tra i malati in attesa di ricovero.

Confrontando i due dati, quelli della Regione Calabria diffusi quotidianamente e quelli per lo stesso periodo pervenuti a Roma, mancano 620 casi. Dove sono andati a finire? L’Istituto Superiore della Sanità elabora le previsioni sui dati pervenuti dalle Regioni: e come è possibile allora che in una settimana vi sia una differenza di più di 600 casi tra quelli comunicati nel bollettino giornaliero e quelli del monitoraggio ministeriale? Di quanto sarebbe aumentato l’Rt regionale in quella settimana? Questi casi sono riusciti ad evitare la conferma della zona rossa? 

Nel mese di aprile mancano in tutto quasi 2mila positivi

La stessa cosa si ripete la settimana successiva: nel monitoraggio dell’Istituto Superiore della Sanità in Calabria vi sarebbero 2.447 positivi con un RT dello 0.9. Peccato che, sommando i dati ricevuti diffusi giornalmente dalla Regione Calabria nel bollettino ufficiale, nella settimana dal 5 all’11 aprile i nuovi positivi sarebbero 2.777, ovvero 330 positivi in più rispetto a quelli comunicati all’Iss.

Settimana scorsa, un altro consistente ammanco: per il periodo che va dal 12 al 18 aprile 2021, nel report della Cabina di Regia la Calabria ha un RT fissato a 1.03, con 2790 nuovi positivi. Peccato che in realtà i nuovi positivi sono 3308: mancano dal computo 508 nuovi positivi, presenti nei bollettini ufficiali diffusi giornalmente ma spariti dai numeri del report del ministero della Salute.

Lo stesso film si è ripetuto oggi: sono state pubblicate le tabelle del monitoraggio, sulle quali ogni venerdì il ministro Speranza decide i colori delle regioni. Le tabelle indicano, per il periodo che va dal 19 aprile al 25 aprile, un totale di 2.595 nuovi casi. Peccato che, calcolando i dati, si scopre che mancano 522 casi: sommando i dati del bollettino giornalieri infatti si scopre che i casi registrati nella settimana e comunicati dalla Regione Calabria sono 3.117.

Si tratta in tutto di 1990 casi: un numero enorme se parametrato al numero di abitanti, che potrebbe cambiare la risposta del territorio alla crisi dei contagi. Solo oggi si registrano due nuove zone rosse, una a Montalto Uffugo e una a Paravati di Mileto.

Il caso dei dati truccati nella Regione Sicilia

Cosa sta quindi succedendo? Qual è la spiegazione dietro questo consistente ammanco nella comunicazione dei nuovi positivi a Roma? C’è un precedente che preoccupa: solo qualche settimana fa la Procura di Trapani ha scoperto che in Sicilia alcuni funzionari e dirigenti avrebbero falsificato i dati sui tamponi e sui nuovi contagiati per non finire in zona rossa. Secondo l’inchiesta, che ha portato ai domiciliari una dirigente e un funzionario dell’assessorato alla Salute, sarebbero stati falsificati i dati trasmessi all’Istituto Superiore della Sanità al fine di non finire in zona rossa.

Adesso questi numeri calabresi che aprono molti interrogativi: in quale pezzo della filiera di trasmissione spariscono questi nuovi dati? Come possono essere spariti circa 2000 positivi, presenti nei bollettini Covid giornalieri e totalmente assenti nei dati diffusi da Roma? Interrogativi che meritano una risposta da parte dei vertici sanitari della Cittadella Regionale e del Ministero della Salute retto dal ministro Speranza, che potrebbe essere totalmente all’oscuro della situazione.