Cresce l'attesa a poche ore dal vaccine day una giornata storica che vedrà protagonista il Gom di Reggio Calabria. E a lanciare un messaggio importante per tutta la popolazione è proprio chi questa battaglia l'ha combattuta dall'inizio in prima linea, il primario di Terapia intensiva Sebastiano Macheda che sarà tra i primi 30 ad essere vaccinati e che oggi analizza i dati lasciando trasparire non poca preoccupazione per il post feste.

I casi Covid a Reggio

«In questo momento c'è una stabilità per quanto riguarda i numeri dei ricoveri in terapia intensiva ma tutta l'ala Covid dell'ospedale è sempre, purtroppo, piena. Proprio per questo non bisogna abbassare la guardia, il pericolo esiste. È necessario stare attenti e rispettare queste minime regole perché ci troveremo sicuramente, nel periodo delle feste e subito dopo ad affrontare problemi sempre più grossi e noi siamo anche stanchi».

Poco personale

Una stanchezza legittima che non va sottovalutata, legata soprattutto all’annosa carenza di personale che ha costretto il Gom a dover far forte fin dall'inizio dell'emergenza sanitaria sulle sue forze, così come farà per la gestione del vaccino che sarà coordinato internamente alla struttura senza gravare sulla coordinazione centrale.

«Adesso noi confidiamo veramente su questo nuovo commissario, che sono certo recepirà quelle che sono le richieste, non solo nostre ma di tutta la Calabria. Noi abbiamo aperto un nuovo reparto di terapia intensiva ma con lo stesso personale e, quindi, con turni massacranti proprio perché è chiaro che non ci possiamo fermare. Non possiamo dimenticarci che esistono anche i pazienti non covid che vanno assistiti e altrettanto trattati, come e meglio di prima».

I ricoverati

Rimane la preoccupazione per i giovani che, in questa seconda fase, sembrano essere stati più colpiti, in terapia intensiva, infatti, sono stati ricoverati anche poco più che ventenni.

«L’età media è molto più bassa rispetto all'ondata di marzo-aprile. Noi abbiamo avuto anche pazienti giovani e di 59, 60 e 65 anni fino ad arrivare ai più anziani over 80. Quindi, quello che abbiamo visto nella prima fase al nord lo abbiamo potuto constatare qui e non eravamo abituati».