Sentenza del gup distrettuale di Catanzaro, Pietro Carè, nel processo con rito abbreviato nato dall’operazione antimafia denominata “Costa pulita”, scattata nell’aprile del 2016. Contro i clan Accorinti-Bonavita-Melluso di Briatico, Il Grande di Parghelia e Mancuso di Limbadi e Nicotera. Questo il verdetto del giudice e fra parentesi le richieste di condanna formulate dal pm della Dda di Catanzaro, Andrea Mancuso: 14 anni e 8 mesi Antonino Accorinti (chiesti 20 anni di reclusione), indicato come il capo dell’omonimo clan di Briatico; 12 anni Antonio Accorinti, figlio di Antonino Accorinti (anche per lui chiesti 20 anni di carcere); 10 anni e 8 mesi per Cosmo Michele Mancuso (cl. '49), boss di Limbadi dell’omonimo clan (chiesti 10 anni); 4 anni per l’ex consigliere comunale di Briatico Sergio Bagnato (chiesti 2 anni); 2 anni per l’ex presidente della Provincia di Vibo Valentia, nonché ex sindaco di Briatico, Andrea Niglia (chiesti 2 anni, accusato di corruzione elettorale aggravata dalle finalità mafiose); 2 anni per l’ex sindaco di Briatico Francesco Prestia (chiesti 2 anni); 14 anni Nazzareno Colace, di Portosalvo (chiesti 14 anni); 6 anni e 8 mesi Giuseppe Evalto (cl. ’63), imprenditore originario di Spilinga ma residente a Pizzo (6 anni); 2 anni Francesca Galea, di Siderno (un anno e 10 mesi);  assoluzione per l’ingegnere ed ex consigliere comunale di Vibo Valentia, Giancarlo Giannini (5 anni e 4 mesi); 8 anni per Giuseppe Granato, imprenditore di Briatico (14 anni); 8 anni Francesco Grillo (cl. ’79) di Paradisoni di Briatico, titolare di una ditta attiva nel commercio all’ingrosso della frutta  (10 anni); 10 anni Carmine Il Grande, indicato quale capo dell’omonimo clan di Parghelia (12 anni); 8 anni Ferdinando Il Grande, di Parghelia (10 anni); 8 anni Gerardo La Rosa, di Parghelia (10 anni); 4 anni, due mesi e 10 giorni Giancarlo Lo Bianco (cl. ’80), imprenditore di Portosalvo (6 anni); 6 anni e 8 mesi Francesco Marchese (cl. ’86), di Briatico (12 anni); 8 anni e 8 mesi  Emanuele Melluso, di Briatico (14 anni); 10 anni Leonardo Melluso (cl. ’65), pure lui di Briatico, indicato quale capo dell’omonimo clan (14 anni); 8 anni e 8 mesi Simone Melluso, di Briatico (chiesti 18 anni); 7 anni Salvatore Muggeri (cl. ’77), genero di Antonino Accorinti (chiesti 12 anni);  6 anni Salvatore Muzzupappa (cl. ’71), di Nicotera (6 anni); 7 anni e 4 mesi Pasquale Prossomariti, di Santa Domenica di Ricadi (10 anni); 6 anni Felice Lo Iacono, di San Costantino di Briatico (9 anni); 8 anni Giancarlo Lo Iacono, di Zambrone (14 anni); 8 anni Salvatore Prostamo, di Briatico (chiesti 12 anni); 8 anni     Giovanni Rizzo (cl. ’82), di Nicotera Marina (6 anni); 8 anni Carlo Russo, di Zambrone (14 anni); 4 anni e 8 mesi Davide Surace (cl. ’85), di Spilinga (10 anni); 4 anni e 8 mesi Federico Surace (cl. ’91), di Spilinga (10 anni); 2 anni Eugenya Umyarova (cl. ’73) dell’Uzbekistan (3 anni e 4 mesi).

Il rito abbreviato ha consentito agli imputati uno sconto di pena pari ad un terzo. Associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, usura, corruzione elettorale, concorso esterno in associazione mafiosa, detenzione illegale di armi, estorsione e danneggiamento i reati, a vario titolo, contestati. 

 

Andrea Niglia era accusato del reato di corruzione elettorale, per aver promesso quale candidato a sindaco di Briatico l’assunzione del figlio di Vincenzo Francesco Accorinti - fratello del presunto capo clan Antonino Accorinti - all’interno della Italcementi spa, assicurando altresì la nomina alla carica di assessore a soggetti graditi al clan Accorinti, quali Salvatore Prostamo e Domenico Marzano (quest’ultimo anche con la  carica di vicesindaco), in cambio del sostegno elettorale da parte del sodalizio criminale. Contestazione, quella rivolta ad Andrea Niglia che era aggravata dalle finalità mafiose (agevolazione del clan Accorinti). Anche l’ex sindaco di Briatico Francesco Prestia è stato condannato per corruzione elettorale, mentre l’ex consigliere comunale di Briatico Sergio Bagnato doveva rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa. Stessa accusa per Giancarlo Giannini (cl. ’71), ingegnere di Vibo Marina, già consigliere comunale di Vibo Valentia.                         

Prima della sentenza, venerdì 27 luglio scorso, a sorpresa era arrivata la decisione del gip che aveva scarcerato (su richiesta della stessa Dda di Catanzaro): Salvatore Prostamo, Francesco Marchese, Giuseppe Granato, Emanuele Melluso e Simone Melluso, tutti accusati di associazione mafiosa. Nei loro confronti era stato disposto il divieto di dimora nel comune di residenza, cioè Briatico. Una decisione, quella della scarcerazione su richiesta della stessa Dda di Catanzaro, che aveva suscitato non poche perplessità fra gli addetti ai lavori alla luce delle contestazioni mosse nel processo. Gli unici assolti dal reato associativo sono i fratelli Surace, difesi dagli avvocati Francesco Sabatino e Nicola Cantafora, condannati però per reati-fine. Entrambi sono stati immediatamente scarcerati.

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I difensori. Questi gli avvocati impegnati nel processo: Armando Veneto; Francesco Lojacono; Antonio Porcelli; Giuseppe Bagnato; Diego Brancia; Sergio Rotundo; Giuseppe Di Renzo; Giovanni Vecchio; Francesco Sabatino; Mario Bagnato; Francesco Muzzopappa; Vincenzo Gennaro; Francesco Calabrese; Nicola Cantafora; Giancarlo Pittelli; Vincenzo Galeota; Paola Stilo; Brunella Chiarello; Stefania Mantelli; Nicola Marcella; Riccardo Adamo; Giovanni Aricò; Michele Ranieli; Luca Cianferoni; Adriano Bazzoni; Francesco Gambardella; Michele Accorinti; Carmine Pandullo; Vincenzo Trungadi; Pietro Marino; Antonello Fuscà; Gabriele D'Ottavio; Pasqualino Circosta; Giuseppe Altieri; Guido Contestabile; Massimo Pugliese; Francesco De Luca; Anselmo Torchia; Daniela Garisto; Marco Talarico; Sandro Furfaro; Gregorio Viscomi; Antonio Corsaro; Salvatore Pisani; Damiano Vita; Gaetano Pacienza; Graziella Scionti; Antonio Cimino; Marco Oldani; Fabio Oldani; Domenico Francica; Daniela Costa; Vincenzo Cicino; Salvatore Staiano; Antonio Speziale; Francesco Schimio; Patrizio Cuppari; Michelangelo Mirabello.