«Cosa nostra decise di votare per Forza Italia perché, in quel partito, c’erano persone vicine a noi. I nomi erano noti: Berlusconi e Dell’Utri. Ma c’era anche una persona nostra che aveva contatti diretti con loro, e cioè Vittorio Mangano, persona che progettammo anche di uccidere»
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«Cosa nostra decise di votare per Forza Italia perché, in quel partito, c’erano persone vicine a noi. I nomi erano noti: Berlusconi e Dell’Utri. Ma c’era anche una persona nostra che aveva contatti diretti con loro, e cioè Vittorio Mangano, persona che progettammo anche di uccidere». È ancora il pentito Calvaruso a fare rivelazioni nel processo ‘Ndrangheta stragista in corso a Reggio Calabria. Dopo aver affrontato il tema riguardante le dinamiche interne a Cosa nostra, il collaboratore di giustizia si sposta sul fronte politico.
Da Sicilia Libera a Forza Italia
«Verso la fine del 1993, inizi del 1994, ci fu l’idea di fare un partito, Sicilia Libera. Bagarella aveva dato incarico a Tullio Cannella di formare questo partito ed inserirci delle persone da lui indicate. Cannella, di fatto, era il segretario principale del partito. Questa idea avrebbe dovuto suscitare l’interesse di tutta Cosa nostra». Ma perché doveva nascere un tale partito? «Bagarella disse che si doveva sistemare la situazione politica, perché si stavano dimenticando, non stavano facendo niente per il 41 bis». Ad un certo punto, però, il progetto s’interrompe all’improvviso. «Questa cosa si interruppe perché nacque un altro partito non fatto da noi, Forza Italia, e Bagarella disse a Cannella di fermarsi perché i voti di Cosa nostra sarebbero andati a Forza Italia. Di questa indicazione Bagarella ne parlò con Mangano, Brusca ed altri».
Perché votare i forzisti
Calvaruso approfondisce l’argomento, ricordando anche le ragioni che condussero Cosa nostra a puntare tutto su Forza Italia. «Era un partito dove c’erano persone vicine a noi. I nomi erano abbastanza noti e quindi c’erano Berlusconi e Dell’Utri. E una persona nostra che aveva contatti con Berlusconi e Dell’Utri, che era Vittorio Mangano. E lui – prosegue Calvaruso – sosteneva che era meglio votare per loro, ché lì c’erano persone di un certo spessore politico che potevano aiutarci». Cosa nostra, insomma, non sopportava più la vecchia politica. Dopo che furono sequestrati beni alla sorella di Bagarella questi «uscì pazzo». «Questi quattro cornuti si prendono i voti e si dimenticano di noi», riferisce Calvaruso nel riportare le parole di Bagarella all’epoca della decisione di votare Forza Italia.
Uccidere Vittorio Mangano
Calvaruso ricorda poi di aver incontrato diverse volte Vittorio Mangano, lo stalliere di Arcore, condannato per mafia e morto diversi anni fa. «Ci andai con Michele Traina, gli portai un biglietto scritto da Bagarella. Agli appuntamenti successivi c’erano anche Nino Mangano, Bagarella e Brusca. Ciò avvenne nel periodo delle elezioni del 1994». Ed aggiunge un aneddoto emblematico: «Il cognato di Vittorio Mangano, durante un matrimonio, si vantò di conoscere l’autista di Bagarella, cioè io. Questi si infuriò e mi ordinò di uccidere Mangano. Bagarella sosteneva che al cognato di Mangano solo quest’ultimo aveva potuto riferire la mia identità. Non la prese bene. Pedinammo Mangano che, in quel periodo, andava in un villino al mare e si scelse anche il posto per l’agguato. Poco prima di eseguirlo, però, Bagarella mi disse di aspettare perché Mangano poteva servirci per un discorso elettorale».
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