INTERVISTE | Il procuratore Mario Spagnuolo, a margine della conferenza stampa sul fermo operato per la morte di Damiano Oriolo, rivela il sospetto della esistenza di un fenomeno diffuso che colpisce persone in età avanzata, deboli e indifese
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Le tragiche sorti di Palmo Giglio Ciancio, deceduto nel 2015 sulla spiaggia di Pizzo, e di Damiano Oriolo, scomparso nel nulla tra i boschi di San Fili nel 2017, sono collegate. Sul punto, non ha dubbi il procuratore della Repubblica di Cosenza Mario Spagnuolo. Per ironia della sorte, all’epoca dei fatti, era alla guida dell’ufficio di Vibo Valentia, competente per l’omicidio maturato sul litorale della cittadina turistica affacciata sul Tirreno, ed è oggi coordinatore dell’inchiesta per la morte dell’anziano di Lappano.
Il caso di Pizzo Calabro
Palmo Giglio Ciancio di 79 anni, giunse sul luogo in cui trovò la morte, a bordo di una motoape insieme ad una donna di nazionalità rumena, abbastanza appariscente, con la quale avrebbe dovuto consumare verosimilmente, un rapporto sessuale a pagamento. Ha invece subito l’aggressione di un uomo, Dorel Varga, che lo ha colpito con un oggetto contundente per rapinarlo. L’anziano è stato poi gettato in acqua ed è morto annegato. Dorel Varga, anche lui rumeno, è stato condannato per omicidio in via definitiva. Assolta invece dall’accusa la donna che aveva adescato Ciancio.
Il collegamento tra i due omicidi
Evidenti le analogie con la vicenda di Damiano Oriolo. A condurlo nei boschi dell’Appennino paolano, per consumare un rapporto sessuale, secondo gli investigatori, sarebbe stata la 33enne Angela Melania Serban, ex compagna proprio di Dorel Varga. Un collegamento tutt’altro che casuale.
Contesto degradato
«Temiamo che questi due episodi siano la punta di un iceberg – ha detto Spagnuolo in conferenza stampa – C’è sempre una reticenza nel denunciare rapine di questo tipo per le particolari circostanze in cui questi gravi reati maturano. Riteniamo vi sia un contesto degradato - ha aggiunto il magistrato - nel quale esiste una certa domanda determinata da persone anziane e sole, immalinconite dall'età di avanza che cercando di lenire la propria solitudine ricorrendo al mercimonio».
Lo smartphone rubato
Gli inquirenti erano sulle tracce di Angela Melania Serban già pochi giorni dopo la scomparsa di Damiano Oriolo. La donna, infatti, era in possesso dello smartphone dell’anziano al quale lo aveva sottratto insieme alla somma di 350 euro, prima di abbandonarlo al suo destino nei boschi di San Fili, sotto l’effetto delle benzodiazepine.
Il fermo scattato per il pericolo di fuga
Sulla donna pendeva anche una richiesta di misura cautelare presso il Gip di Cosenza, in virtù degli elementi indiziari raccolti dalla squadra mobile, coordinata dal dirigente Fabio Catalano. Dopo un periodo di permanenza in Romania, era rientrata in Calabria ed arrestata per furto a Reggio. Ieri sera è stata scarcerata. Temendo una nuova fuga all’estero, la Procura ha emesso il provvedimento di fermo, notificato dagli agenti della questura bruzia.
Altre persone indagate
Ma la Serban non sarebbe l’unica persona sulla quale si sono concentrate le indagini. Si procede per individuare i complici ed altri membri dell’organizzazione criminale operante a Cosenza, ma anche in altre località della Calabria, dedita ad adescare anziani, a narcotizzarli e rapinarli. Sui particolari della vicenda abbiamo sentito il Procuratore capo Mario Spagnuolo e Maria Luigia D’Andrea, sostituto procuratore titolare delle indagini