VIDEO | Giallo sulle rendicontazioni scomparse che Giuseppe Cirò sostiene di aver prodotto all'economato. Mentre dalle carte dell’inchiesta spunta la trascrizione dell'intercettazione effettuata da Morra e poi depositata alla guardia di finanza
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Quando Giuseppe Cirò si è dimesso nel marzo 2017, dall’incarico fiduciario ricoperto nella segreteria di Mario Occhiuto, avrebbe lasciato in sospeso le rendicontazioni relative a ben cinque missioni a Roma, in parte a suo nome e in parte a nome del sindaco, per le quali aveva ricevuto anticipazioni pari a cinquemila euro. La circostanza emerge dalle comunicazioni intercorse tra l’ufficio economato di Palazzo dei Bruzi e l’allora dirigente del dipartimento economico-finanziario Giuseppe Nardi, all’indomani della denuncia presentata in Procura dallo stesso Mario Occhiuto contro il suo ex collaboratore, per lo scandalo delle creste sui rimborsi.
Quattro indagati
Nella vicenda, come si ricorderà, oltre a Cirò anche Mario Occhiuto è stato iscritto nel registro degli indagati, insieme agli impiegati Bruno Palermo e Francesca Ada Federico. Peculato, truffa e falso sono i reati a vario titolo contestati. Il prossimo 10 dicembre è in calendario l’udienza preliminare al termine della quale il giudice deciderà per il rinvio a giudizio o per il proscioglimento.
Rendicontazione depositata
Negli interrogatori resi davanti ai magistrati, Giuseppe Cirò ha sempre sostenuto di aver certamente ricevuto i cinquemila euro a titolo di anticipazione per missioni nella Capitale datate 29 dicembre 2016 e poi 10 e 24 gennaio 2017 e, ancora, 14 e 28 febbraio 2017. Però, l’ex segretario del sindaco ha escluso di aver lasciato pratiche in sospeso, dicendosi assolutamente certo non solo di aver depositato le relative pezze giustificative, sia pure attraverso documentazione artefatta, ma di avere anche incassato le relative differenze, consegnando le somme nelle mani di Occhiuto, così come aveva fatto per le anticipazioni. A conferma della propria tesi ha pure mostrato la lettera di richiesta di rimborso della missione del 29 dicembre, controfirmata per ricevuta dall’economo comunale.
Qualcosa non torna
Gli inquirenti si chiedono allora che fine abbiano fatto le presunte pezze giustificative prodotte da Cirò per ottenere il rimborso delle ultime cinque missioni rendicontate prima che lo scandalo deflagrasse, e perché qualcuno abbia deciso di farle sparire. Peraltro, anche ammettendo che, come risulta agli uffici comunali, tali documenti non siano stati presentati e che Cirò quindi dica il falso, ci sarebbe comunque da chiedersi perché l’economato abbia continuato ad erogare anticipazioni per nuove missioni, facendo lievitare l’esposizione fino a cinquemila euro, senza esigere i documenti comprovanti le spese precedentemente sostenute.
L’intercettazione di Morra
Nel corposo materiale dell’inchiesta rimborsopoli figura anche un breve passaggio della contestata registrazione effettuata dal senatore Nicola Morra nel salotto della propria abitazione il 15 febbraio del 2018. Come si ricorderà il Presidente della Commissione Antimafia, dopo aver invitato Giuseppe Cirò nella sua casa di Via Caloprese a Cosenza, a sua insaputa e con il supporto del proprio segretario particolare, registrò la conversazione per poi depositarla al comando della guardia di finanza, ritenendo il contenuto di rilevanza penale. Agli atti risulta allegata una breve trascrizione di quella conversazione, in cui Cirò parla di un non meglio identificato appartamento di proprietà di un congiunto di Mario Occhiuto, ubicato nel centro storico, nel quartiere Santa Lucia. Ma cosa abbia a che fare questo appartamento con le creste sui rimborsi è ancora tutto da scoprire.