L’otto marzo ha visto in prima fila l’amministrazione comunale di Cosenza. Il sindaco Franz Caruso, dalle prime ore della mattina, ha inteso lanciare un messaggio di lotta dai propri canali social. Poi ha accolto a Palazzo dei Bruzi quattro donne afgane ospiti di un Centro di accoglienza. La manifestazione è stata voluta dal primo cittadino e organizzata dalla consigliera Antonietta Cozza, delegata alla Cultura, e dal consigliere Aldo Trecroci, delegato all'Istruzione. La giornata di riflessione ha visto, oltre alla partecipazione delle donne afgane, anche quella di una delegazione di studenti degli istituti scolastici superiori della città.

Così il sindaco Caruso: «Pensavo che con la pandemia avessimo dato un contributo enorme in termini di vite umane, invece oggi assistiamo ad un’altra tragedia. La presenza di tutte queste donne oggi a Palazzo dei Bruzi, ma soprattutto di quelle afgane, è un messaggio di vicinanza e accoglienza per tutti coloro che scappano da conflitti e guerre. Oggi è una festa, ma dietro c’è un significato importante. La forza delle donne è l’energia che dà speranza agli occhi del mondo, che spero si trasformi in un messaggio di pace».

La manifestazione di Palazzo dei Bruzi è stata introdotta dalla Professoressa Giovanna Vincelli, docente di Differenze e disuguaglianze di genere all'Università della Calabria. «Oggi è il momento in cui si ripensa a tutte le conquiste e a tutte le battaglie vinte dai movimenti femministi – ha detto -. È l’occasione, però, anche per guardare ai diritti delle donne ancora non raggiunti completamente in ogni parte del globo».

Delle 4 ragazze afgane, ospitate nel centro di accoglienza di Cosenza, si stanno molto occupando l'Auser e l'Università della Calabria, impegnati ad assecondare in tutti i modi il loro desiderio di riprendere a studiare. «Le quattro donne afgane presenti qui con noi sono dovute fuggire dal loro paese perché docenti d’inglese - ha aggiunto ha chiuso Vincelli -. Insegnavano la lingua ad altre donne e a giovani ragazzi in un’area rurale al nord di Kabul, cosa che ha indotto i talebani ad inserirli in una black list. Ci insegnano come si fa resistenza e sono diventate la voce di chi non ce l’ha più».