Nuova udienza del processo Reset. Oggi è toccato a Giuseppe Zaffonte, collaboratore di giustizia e imputato-testimone nel processo Reset. Il pentito ha fornito una panoramica generale (ma non dettagliata) dell'organizzazione interna e delle attività della 'ndrangheta nella zona di Cosenza. Il teste-imputato è stato sentito nell'aula bunker di Lamezia Terme, prima dal pubblico ministero Corrado Cubellotti e poi dal collegio difensivo.

Il "Locale" di 'ndrangheta

Zaffonte ha dichiarato di far parte del sottogruppo guidato da Michele Di Puppo, la "Stella" della 'ndrangheta di Cosenza, con rapporti solidi anche in provincia di Reggio Calabria. Il pentito ha ricordato nel corso della sua escussione che Di Puppo voleva aprire un "Locale" di 'ndrangheta a Cosenza. Di Umberto, fratello di Michele, sa che era affiliato ma non conosceva la dote.

Il gruppo degli italiani

Il capo degli italiani è Francesco Patitucci, ha spiegato Zaffonte in aula, che poi ha aggiunto un particolare sulla cosca "Lanzino-Patitucci". «A un certo punto Piromallo, Ariello e Porcaro hanno avuto problemi e operavano in autonomia, facendo sempre riferimento a Patitucci». Nello specifico, Zaffonte ha descritto Mario "Renato" Piromallo «come una figura carismatica e di alto livello nella 'ndrangheta, con notevoli investimenti economici».

Marco D'Alessandro e Francesco De Luca

Zaffonte inoltre ha dichiarato di aver collaborato con Marco D'Alessandro, aiutando a volte anche Luigi Abbruzzese. «La vendita dell'eroina era ad appannaggio dei Banana che se la procuravano da Cassano. Porcaro era coinvolto nello spaccio di cocaina, mentre i fratelli Turboli gestivano parte della droga di Porcaro». Zaffonte ha parlato anche di Francesco De Luca: «Si occupava di estorsioni e droga, ed era una persona fidata, essendo vicino a Michele Di Puppo». Su Porcaro ha chiarito: «Era una figura carismatica che prese il comando dopo l'arresto di Patitucci». Ma ha evidenziato anche conflitti interni: «Michele Di Puppo non andava d'accordo con Mario Renato Piromallo, il quale una volta minacciò Marco D'Alessandro in un bar. In quella circostanza gli stava per alzare le mani a causa di un debito di droga».

Antonio Marotta

Zaffonte ha parlato rapidamente anche di Antonio Illuminato: «Inizialmente vicino a Porcaro, poi si avvicinò ad Ariello per droga ed estorsioni», mentre «Antonio Marotta era il tramite tra Porcaro e Luigi Abbruzzese. Gianluca Maestri, affiliato ai Rango-zingari, si riforniva anche da Cassano. Tornando su Mario Renato Piromallo ha sottolineato: «Aveva investito in diverse attività economiche, tra cui una tabaccheria, una lavanderia, agenzie di scommesse e campi di calcetto».

Le attività dei Reda

I fratelli Francesco e Andrea Reda erano coinvolti, secondo Zaffonte, «in scommesse sportive e slot machine, vicini ai fratelli Provenzano e al gruppo di Rende». E ancora: «Giuseppe Broccolo gestiva una cornetteria a Rende, Carmine Caputo gestiva un'agenzia di buttafuori ed era vicino a Porcaro, Pasquale Bruni spacciava droga e nell'ultimo periodo era vicino a Porcaro e Piromallo». Sempre su Piromallo ha dichiarato che «i soldi glieli gestiva Mario Gervasi e anche Giuseppe Bartucci», mentre «so chi è Massimo D'Ambrosio, fratello di Adolfo, ma non sono a conoscenza di fatti specifici».

Il mandante dell'omicidio di Giuseppe Ruffolo

Riguardo ai rapporti tra Massimiliano D'Elia e Roberto Porcaro, Zaffonte ha specificato che «Massimiliano D'Elia uccise Giuseppe Ruffolo sia per vendetta personale, in quanto Ruffolo ebbe problemi con suo padre, che su mandato di Roberto Porcaro, in quanto si diceva che Ruffolo non versasse i soldi dell'usura nella "bacinella"». Il pm, nel controesame, ha comunque confermato che la posizione di Porcaro è stata riattivata dal punto di vista investigativo.

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