Le persone affette dal coronavirus stazionano in stanze non perfettamente separate dagli altri degenti. Ad oggi 7 tra operatori socio sanitari e infermieri risultano positivi
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«Se continuiamo con questa commistione tra pazienti postivi e non positivi, ed a lavorare con personale così limitato, rischiamo di ammalarci sia noi, ma anche di infettare pazienti».
Luigi Nardi è operatore socio-sanitario nel pronto soccorso di Cosenza, ma è anche rappresentante sindacale del SUL, sindacato unitario lavoratori. E lancia l’allarme perché già molti colleghi si sono infettati.
Ambienti promiscui
«Nell’ultima settimana ci sono stati 7 contagi: 5 operatori sanitari e 2 infermieri. Stiamo cadendo come mosche. Così non va». La scorsa settimana i pazienti covid che affollavano il pronto soccorso hanno toccato quota 50. Poi si è trasformato il reparto della medicina Valentini, al quarto piano, in reparto covid e quindi parte dei malati sono stati spostati. Al momento il pronto soccorso ospita 20 pazienti covid. Stazionano all’interno di stanze non perfettamente isolate dagli altri pazienti «Sono sistemati in ambienti non idonei ad ospitarli: senza la giusta areazione, divisi da “un non nulla” rischiano di infettare anche gli altri pazienti».
Personale ancora sottorganico
«Sono per lo più persone anziane che hanno bisogno dell’ossigeno, della ventilazione, che vanno assistiti di continuo ed il personale è sottodimensionato per seguirli come dovrebbero. In tutto il reparto siamo 10 oss e 28 infermieri che dobbiamo alternarci tra pazienti covid e non covid». In quanti seguite i pazienti covid? «Ad ogni turno siamo 2 Oss e 2 infermieri. 4 operatori sanitari, con competenze diverse, per 20 persone».