L'avvocato penalista cosentino si è sottoposto ad interrogatorio, chiarendo (dal suo punto di vista) fatti e circostanze relativi alle intercettazioni telefoniche, al famoso incontro con il magistrato a Catanzaro e al video realizzato dalla procura di Salerno
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Marcello Manna, avvocato penalista di Cosenza e sindaco sospeso di Rende, si è sottoposto ad interrogatorio davanti al gup di Salerno nell’ambito del processo per corruzione in atti giudiziari in concorso con l’ex giudice della Corte d’Appello di Catanzaro Marco Petrini.
I due imputati sono accusati di essersi accordati, nelle rispettive presunte condotte delittuose, di alterare la sentenza sull’omicidio di Luca Bruni, assassinato dalla ‘ndrangheta cosentina il 3 gennaio del 2012 a Castrolibero, in relazione alla posizione del boss di Cosenza Francesco Patitucci, poi assolto in via definitiva in Cassazione, dopo l’annullamento della condanna a 30 anni di carcere decisa proprio dalla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro, presieduta all’epoca dal giudice Marco Petrini.
Manna, rispetto a queste contestazioni, si è sempre professato innocente e di recente, com’è noto, ha ottenuto anche la revoca della misura interdittiva che gli imponeva di non esercitare la professione forense. Annullamento, stabilito dal gup di Salerno, sulla base di una nuova attività difensiva, condotta dagli avvocati Nicola Carratelli e Riccardo Olivo, relativamente alle intercettazioni contenute nell’ordinanza cautelare che aveva allontanato dalle aule di giustizia il sindaco sospeso di Rende, già componente della Giunta Nazionale delle Camere Penali italiane.
I legali di Manna infatti sono riusciti a dimostrare che il contenuto riportato dalla polizia giudiziaria era totalmente difforme da quello reale, dove Manna non poneva alcuna certezza di tipo corruttivo nella persona di Petrini. Ciò quindi ha riabilitato l’avvocato penalista.
Nella seduta processuale odierna, invece, l’imputato Manna non ha lesinato risposte precise e chiare rispetto alle domande del pubblico ministero della procura di Salerno e in seguito a quelle della sua difesa, fornendo, dal suo punto di vista, un chiarimento importante circa le accuse che gli vengono ascritte nell’ambito della sua professione.
Nello specifico, Marcello Manna ha detto di non aver mai consegnato un centesimo al giudice Petrini, evidenziando di avergli consegnato, nel famoso video in cui i due sono insieme, la sentenza della Corte Costituzionale che indicava come necessario risentire i collaboratori di giustizia se fosse emerso qualcosa di non poco chiaro nelle loro dichiarazioni. Cosa che avvenne. Nella cartella dello “studio Manna”, c’era anche un parere difensivo sulla partecipazione o meno dell’avvocato alle cause con e senza detenuti rispetto a un provvedimento di astensione dei penalisti. Mai, però, denaro contante.
Manna, inoltre, ha risposto anche ai quesiti posti sulle intercettazioni, dando un senso concreto e logico alle conversazioni intrattenute con i suoi interlocutori e ha analizzato, in udienza, tutte le fasi dei video. Sul punto la difesa di Manna ha riferito che nella consulenza di parte si sono rilevate il 16 per cento delle interruzioni. Ciò, secondo i difensori, non renderebbe il video credibile ai fini della ricostruzione che vuole dare la procura di Salerno.
Infine, Marcello Manna ha spiegato che la sala in cui si sono incontrati con Petrini era accessibile anche ad altre persone e lì si accomodavano anche altri colleghi della Corte d’Appello di Catanzaro, negando in conclusione di aver provato a corrompere il giudice Petrini anche per il caso dell’imprenditore di Montalto Uffugo Antonio Ioele.
Cosa succederà ora? Alla luce dell’ultima udienza dovrà essere presa una decisione fondamentale per il prosieguo processuale: Manna chiederà di essere giudicato con il rito abbreviato o sceglierà la via del rito ordinario? Staremo a vedere.