VIDEO | Ricorrono i 25 anni quel tragico 14 ottobre che costò la vita a 6 persone. Nelle parole di Roberto e Giulio la commozione per ciò che è accaduto e l’amarezza per ciò che non è stato fatto
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«I cassonetti della spazzatura navigavano come se fossero barche, il viale centrale di Fondo Gesù si era trasformato in un fiume in piena». Ricorda perfettamente, Roberto Astore, quel maledetto 14 ottobre 1996. La pioggia abbondante, l’Esaro che esonda e invade diverse zone della città. «Stavo tornando a casa dal lavoro, erano circa le 13:00, ma arrivato all’incrocio tra la via per la stazione e il quartiere, ho visto l’acqua che si alzava, portando di tutto».
Il ritrovamento di un corpo senza vita
Capendo che qualcosa di terribile stava accadendo, ha avuto paura, si è allontanato ed è andato a parcheggiare l’auto lontano. Ma subito dopo torna: «Si è fermato un camion e ci siamo saliti sopra. Abbiamo dato una mano a chi era difficoltà, abbiamo soccorso un uomo bloccato sul ponte della stazione». C’era anche lui quando è stata trovata una delle vittime, che hanno perso la vita quel giorno. Il corpo era all’angolo tra via Mario Nicoletta e via Giuseppe di Vittorio, nei pressi del vecchio semaforo: «L’abbiamo recuperato con una ruspa, cercando di prenderlo in maniera dolce, delicata». Di due delle sei vittime, i corpi non sono mai stati ritrovati.
I soccorsi
Giulio Sepe, invece, era in casa e dal balcone, con la moglie, guardava «questo fiume che oltrepassava tutte le recinzioni». La preoccupazione era tanta: «Ho chiamato addirittura mio fratello che era a Napoli, per chiedere di mandare aiuti perché ancora non si vedeva nessuno».
I soccorsi, poi, sono arrivati, insieme ai tanti angeli del fango che si sono rimboccati le manche per ripulire la città e aiutare sfollati e feriti. «Abbiamo dato una mano nel quartiere – aggiunge Roberto – insieme ai parroci e ai preti Gaetanini, cercando di portare sollievo alle famiglie che avevano bisogno. Ricordo la Protezione civile, l’Esercito. Distribuivano pasti caldi, allestivano brande. E noi, un gruppetto di volontari, facevamo da tramite tra i soccorsi e le persone che avevano bisogno».
Giulio Sepe e Roberto Astore ricordano tutto «come se fosse ieri». Nei loro racconti, la commozione per ciò che è accaduto e l’amarezza per ciò che non è stato fatto: «Speriamo non avvenga mai più» sussurano. Consapevoli che da queste parti l’Esaro «ogni tanto fa ancora paura».