I contagi nella provincia di Reggio Calabria hanno ormai superato le 2500 unità e la situazione non sembra destinata a migliorare nei prossimi giorni. La difficoltà a processare tutti i tamponi, effettuati nei 78 centri che compongono la città metropolitana, lascia dubbi sui dati ufficiali diramati ogni giorno dall’Asp reggina e dal Grande ospedale metropolitano.

 

In questa situazione si innesta un altro problema: moltissimi cittadini, nelle ultime settimane, stanno facendo ricorso ai laboratori privati per i tamponi antigenici. I dati delle persone risultate positive devono essere comunicati all’Asp di Reggio Calabria che, a sua volta, dovrà effettuare il tampone nasofaringeo per la conferma del contagio.

 

Questo comporta che i positivi al test all’antigenico, che ha un grado di attendibilità molto alto, compaiono nel computo dei positivi “ufficiali” solo dopo molti giorni, mentre il contagiato dovrà stare in quarantena fino a quando l’Asp riuscirà a effettuare il tampone e comunicargli l’esito.

 

Secondo fonti interne a una nota struttura sanitaria privata della provincia di Reggio Calabria, pare che il numero dei positivi ai test antigenici sia aumentato molto negli ultimi giorni, con picchi anche del 30%.

 

Un dato allarmante che questo lockdown soft istituito dal governo la scorsa settimana potrebbe non aiutare ad abbassare. In diversi servizi del nostro network, infatti, abbiamo documentato come in diversi centri della Calabria, piccoli e grandi, il numero di persone in giro è molto elevato rispetto alla chiusura di marzo e aprile. A questo bisogna aggiungere le veementi proteste scoppiate dopo l’istituzione della zona rossa, potenziali detonatori di nuovi contagi.

 

 

Il numero dei positivi risulta essere molto alto a Reggio Calabria: al 10 novembre scorso, infatti, il dato ufficiale diramato dalle autorità sanitarie parlava di 781 positivi. Un numero calcolato per difetto, stante la lentezza nel processare tutti i tamponi e nella quasi impossibilità, allo stato, di tracciare tutte le persone entrare in contatto con un positivo.

 

Quello del tracciamento è uno dei grandi problemi che sta facendo lievitare i contagi in questa seconda ondata della pandemia in Calabria. Il numero crescente di positivi unito alla penuria di reagenti per i tamponi e di personale sanitario ha portato al naufragio del sistema di tracciamento.

 

Un sistema impazzito che rischia da qui a breve di andare completamente in tilt. Questo ha portato la procura di Reggio Calabria a aprire un’inchiesta sul mancato tracciamento dei pazienti positivi al Covid da parte dell’Asp reggina, sui ritardi nell’espletamento dei tamponi e del rilascio dei risultati ai cittadini sottoposti a quarantena domiciliare.

 

Intanto, aumentano in modo allarmante i contagi e molte cittadine della provincia reggina hanno ormai superato il muro dei 100 positivi: Palmi 141, Taurianova 140, Rosarno 126, mentre a Cittanova il dato è fermo a 94. Su questi numeri si attesta anche Polistena che oscilla tra 85 e 95. Numeri che, per quanto detto in precedenza, devono essere presi con le molle perché lavorazione ed effettuazione dei tamponi vanno molto a rilento.

 

E se il sistema dei tamponi e del tracciamento segnano ormai il passo, si aggrava anche la situazione del sistema ospedaliero provinciale.

 

La fotografia sul Grande ospedale metropolitano l’ha fatta il direttore medico Antonio Verduci. I posti disponibili nel reparto Covid erano 40, oggi i ricoverati sono 120, ne corridoi ospitano letti per gli ammalati e in più c’è il reparto di malattie infettive al completo con 25 ricoverati.

 

Una situazione molto difficile da gestire, chiarisce il direttore perché «anche se possiamo dimettere i pazienti in questo momento, non abbiamo la possibilità di mandare le persona a curarsi perché l’Asp non ci mette a disposizione nessun locale». In questa direzione, dovrebbero aiutare i 40 posti letto che l’Asp di Reggio Calabria sta mettendo a disposizione nell’ospedale di Gioia Tauro. La situazione, comunque, rimane «drammatica – ha detto Verduci - il personale è stremato, ci mancano circa 400 persone tra medici, infermieri e oss».