Dopo lo stop della Prefettura, Giulio Tarsitano paventa anche l'intenzione di ricorrere al Tar: «Noi non siamo come quelli di Malvito»
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La Prefettura ha annullato con decreto, oltre a quella del municipio di Malvito, anche l’ordinanza che il sindaco di Fagnano Castello, aveva emesso per vietare l’ingresso nel territorio comunale a tutte le persone transitate, dal primo febbraio scorso, nella cosiddetta zona rossa, ritenuta focolaio della diffusione del coronavirus.
Si valuta il ricorso al Tar
Ma il primo cittadino Giulio Tarsitano, di fronte alla comunicazione di censura redatta dall’Ufficio territoriale di Governo, invece di ritirarsi in buon ordine, ha scelto di imboccare l’accidentata strada della contestazione, forse geloso della ribalta conquistata dal collega e vicino di casa Pietro Amatuzzo, finito suo malgrado in tutti i media nazionali per la sproporzione del provvedimento adottato.
E così il battagliero sindaco, ansioso anche lui di ritagliarsi uno spazio su tv e notiziari on line, in una lunga lettera ha replicato a Sua Eccellenza Cinzia Guercio, paventando anche l’intenzione di ricorrere al Tar, così da caricare le casse comunali delle eventuali spese legali necessarie per adire la giustizia amministrativa.
In attesa di correzioni
Intanto l'annullamento notificato dalla Prefettura non sarà immediatamente efficace poiché il decreto contiene un errore materiale di trascrizione: viene citata l'ordinanza numero 4 del 24 febbraio, mentre quella di Fagnano è in realtà la numero 5 del 23 febbraio. Motivo per il quale per adesso, non è stata recepita dal comune.
Non siamo come quelli di Malvito
«Trovo grave che la mia ordinanza venga paragonata a quella adottata dal sindaco del comune di Malvito» ha tuonato Tarsitano nelle due pagine dattiloscritte inoltrate alla Prefettura, insistendo poi sulla legittimità della scelta assunta di chiudere i confini territoriali alle persone provenienti dai centri lombardi di Bertonico, Casalpusterlengo, Castelgerundo, Castiglione d’Adda, Codogno, Fombio, Maleo, San Fiorano, Somaglia, Terranova dei Passerini e da quello veneto di Vò. Una zona che, per inciso, conta complessivamente oltre cinquantamila residenti.
I motivi della censura
Troppi, a giudizio del Prefetto, per imporre loro un limite alla libera circolazione sul territorio nazionale. Questa è una delle cause dell’annullamento contenuta nel decreto. Le altre riguardano la mancata comunicazione preventiva alla locale autorità di Governo, prevista dal Testo Unico Enti Locali, e l’assenza di un termine di efficacia dell’ordinanza stessa, di fatto emessa a tempo indeterminato.
Non potevo restare inerme
Il sindaco di Fagnano nelle sue controdeduzioni imputa le carenze contestate al carattere di urgenza del provvedimento: «Gli avvenimenti – spiega – sono precipitati domenica 23 febbraio, allorquando sui social si era creata, anche nella mia comunità, una situazione di vero e proprio panico collettivo. Come avrei spiegato la mia inerzia, considerato il clima di allarmismo generale? Sarebbe stata cura degli uffici informare dell’ordinanza il Prefetto – aggiunge il sindaco di Fagnano – ma i media sono arrivati prima, portando alla ribalta nazionale l’ordinanza del sindaco di Malvito».
Deluso per l’accaduto
Quanto alla mancata indicazione della durata dell’ordinanza, Tarsitano afferma: «Non era possibile determinarla, non potendo sapere a priori quando l’emergenza cesserà». Infine il sindaco si avventura in alcune considerazioni: «Non nascondo la mia delusione per l’accaduto. È notorio che i sindaci siano diventati dei parafulmini che puntualmente vengono chiamati alle loro responsabilità e spesso incriminati. Ma quando qualcuno di loro tenta di tutelare le proprie comunità rischia di essere messo alla berlina».
Minaccia di dimissioni
«Un sindaco che si ponga il problema di tutelare la salute pubblica, anche in considerazione del fatto che il sistema sanitario calabrese è concordemente ritenuto inefficiente per carenza di medici ed infermieri nonché per lacune strutturali – conclude Tarsitano – ma che poi debba subire la mortificazione di vedere annullata una propria ordinanza a tutela della salute della propria popolazione in un momento molto delicato per l’intera Nazione, credo debba seriamente meditare di dimettersi». Appunto.