I due fidanzati si trovavano alla fermata di Lambrate quando improvvisamente una persona si è accasciata al suolo davanti ai loro occhi: «Abbiamo fatto solo il nostro dovere»
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Si chiama Francesca Taddio ed è calabrese di Orsomarso l'infermiera calabrese che, insieme al fidanzato e collega Simone Oliva, due giorni fa si è resa protagonista di un atto eroico. Dopo il lavoro, i due ragazzi hanno riportato in vita un giovane andato in arresto cardiaco in un vagone della metro della fermata di Lambrate, a Milano. La notizia ha fatto il giro d'Italia e ha travolto il piccolo borgo orsomarsese con un'ondata di gioia. «Bravissima la nostra concittadina», è il commento pubblico dell'amministrazione comunale guidata da Alberto Bottone.
La vicenda
Francesca, 24 anni, e il fidanzato Simone, 25, originario di Castellammare di Stabia, vivono a Milano dal 2022. Si sono trasferiti nella città meneghina dopo la laurea in Infermieristica conseguita all'università di Salerno, dove la coppia si è conosciuta. La sera del 20 marzo scorso stavano rincasando raggiungendo la fermata della metro M2 di Milano. Davanti ai loro occhi, un giovane si è improvvisamente accasciato al suolo, senza dare segni di vita. I presenti, colti dal panico, sono rimasti impietriti. Tutti, tranne Simone e Francesca, che si sono avventati sul giovane con l'intento di prestare soccorso. Dopo essersi accorti dell'assenza di polso e di respirazione del paziente, ed essersi consultati tra di loro, i due infermieri hanno deciso di praticare le manovre di rianimazione, aiutati soltanto da un'altra donna che si è offerta di adagiare il ragazzo nella posizione più comoda. Dopo un po', il malcapitato ha ripreso a respirare. Una volta rinvenuto, il giovane è stato poi accompagnato all'ospedale più vicino da un'alta squadra di soccorritori e sottoposto alla cure del caso, anche se, al momento, non si conoscono le sue condizioni.
L'importanza delle manovre salvavita
Raggiunta dalla redazione di LaC News24, Francesca Taddio ha provato a ridimensionare la portata dell'evento. «Abbiamo fatto solo il nostro dovere - ci dice -. Chi è infermiere lo è con e senza divisa, dentro e fuori gli ospedali. Infermiere non si diventa, si nasce». Salvare la vita a qualcuno è una questione di etica e morale, un atto di civiltà. Ed è per questo che la giovane orsomarsese spiega che chiunque dovrebbe saper riconoscere un arresto cardiaco e intervenire in tempo. Fosse per lei, le manovre salvavita si insegnerebbero a scuola, al pari delle altre materie. Intanto, oltre al lavoro, continua a studiare per perfezionarsi e si è iscritta a un master in Scienze Infermieristica di Anestesia e Terapia intensiva. Perché il suo sogno, oggi più di prima, è quello di continuare a salvare vite umane. «Questa esperienza mi ha cambiato la vita e il modo di vedere il mio mestiere - ha aggiunto il fidanzato Simone -. Sono fiero delle scelte che ho fatto e ho capito quanto è importante essere un infermiere nel mondo, essere formati e saper gestire un'emergenza. Questi sono episodi che ti fanno rinascere».