Passano a maggioranza le Modifiche e integrazioni alla legge regionale 29 relativa alla storicizzazione delle risorse del precariato storico. Si tratta in sostanza di un intervento, a firma dei consiglieri Arruzzolo Comito e Cirillo, di quasi 8 milioni per procedere alla stabilizzazione di 696 lavoratori precari, di cui 70 in servizio presso Azienda Calabria Lavoro con contratto a tempo determinato, 52 in servizio presso altri Enti utilizzatori come sussidio e ore integrative, e 574 in servizio presso i Comuni.

Tocca a Michele Comito (FI) illustrare il provvedimento il cui duplice obiettivo è «ricondurre il precariato, nella sua interezza, entro un percorso di stabilizzazione che comprende anche i lavoratori di cui alle legge regionale 15/2008, in linea con la ratio legis di cui alla legge regionale 29/2019, accompagnando gli stessi lavoratori fino al collocamento in quiescenza. L’altro obiettivo è riconoscere in particolare ai lavoratori contrattualizzati con Azienda Calabria lavoro, da più di 24 mesi a tempo determinato, il diritto alla trasformazione del loro contratto a tempo indeterminato, così come previsto dal decreto legislativo 81/2015».

In particolare con la proposta di legge si garantisce al bacino dei lavoratori precari interessati un trattamento economico uguale a quello degli appartenenti ai così detti bacini riferiti alle leggi 1/2014, 40/2013 e 15/2018, sanando le diversità di contributi versati dalla Regione.
Amalia Bruni (Misto) pur dicendosi d’accordo con l’obiettivo della stabilizzazione, mostra alcune perplessità: «Come mai indichiamo stabilizzazione per sole 70 unità? Sono preoccupata per Azienda Calabria Lavoro perché vorreste dismetterla e mi chiedo che fine faranno questi lavoratori». Perplessità anche per i lavoratori dei Comuni che avranno una busta paga inferiore al reddito di cittadinanza. Per lei l’approccio è «insufficiente», soprattutto sullo stato giuridico degli attori: «immagino si debba implementare il fondo» conclude chiedendo di tornare sulla questione in futuro.