La clamorosa protesta messa in campo da Francesco Coco, amministratore di Roccabernarda, in passato anche comandante dei Carabinieri, per denunciare lo stato d'abbandono del paese
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Si è incatenato davanti la prefettura di Crotone Francesco Coco, ex comandante dei Carabinieri e attuale consigliere comunale di Roccabernarda, comune del crotonese del quale è stato anche sindaco. Al centro di questa azione, le problematiche che attanagliano il paese, tra cui la criminalità organizzata e gli atti intimidatori. «Roccabernarda deve essere restituita ai cittadini – ha dichiarato uscendo dall'ufficio governativo dopo il colloquio avuto con sua eccellenza Cosima Di Stani, la quale ha manifestato la disponibilità ad intervenire, intensificando i servizi – non si vive più perchè c'è una situazione di disagio e di terrore. L'ultimo episodio, che ha coinvolto un cittadino umile, ha riguardato il taglio di settanta piante d'ulivo; in precedenza è stata bruciata la porta della chiesa e hanno rubato un gruppo elettrogeno all'oratorio».
«Mi sono detto che qualcosa andava fatta – continua Coco - ho denunciato tutto nei miei comizi. Sono da 20 anni che combatto nel mio piccolo, poiché non sono nessuno, sono solo un servitore dello Stato. Ho ricoperto l'incarico di sindaco dal 2002 al 2007 con onore e onestà a Roccabernarda; ho dovuto dichiarare il dissesto finanziario poiché c'erano oltre 4 miliardi di lire di debiti fuori bilancio. Con il decreto Mille Proroghe sono arrivati all'ente 2 milioni di euro. Negli ultimi dieci anni c'è stata un'amministrazione che non ha fatto nulla; oggi c'è un'amministrazione di ragazzi con i quali ho un buon rapporto, il sindaco è stato allertato di questa situazione, insieme alla Giunta e al Consiglio. Devono fare qualcosa: io non mi piego. Oggi sono a Crotone, domani a Catanzaro, qualora non ci ascoltassero. Noi, come calabresi onesti, dobbiamo combattere il cancro della 'ndrangheta, e non possiamo essere additati come mafiosi».
«Lo scorso anno – continua il consigliere – non ho potuto fare nemmeno una lista (in occasione delle elezioni comunali a Roccabernarda n.d.r.), avevo trovato le persone, le quali, una alla volta, sono state fatte cadere per paura delle minacce. Calabresi buoni, ribellatevi: non abbiate paura. Ribellatevi nel nome di Peppino Impastato, Giovanni Falcone o Paolo Borsellino. Non possiamo essere la zavorra dell'Italia. Sono un uomo dello Stato che sente dentro di sé un fuoco di ribellione». A supporto del consigliere comunale rocchisano, è intervenuto anche il segretario della Lega di Crotone, l'avvocato Giancarlo Cerrelli: «la delinquenza e il malaffare – ha dichiarato – dalle nostre parti, spesso bloccano le attività produttive e la crescita della nostra comunità. Quindi, massimo appoggio alle Forze dell'Ordine e alle autorità competenti per disinnescare questo malaffare, questa delinquenza che porta la comunità a soggiacere a una forza che non la fa crescere». Cerrelli ha affermato che riferirà il caso, nelle sedi competenti, al segretario nazionale del partito, nonché Ministro dell'Interno, Matteo Salvini.