Il patrimonio di Rocco Delfino era stato sequestrato a febbraio 2022 in seguito a indagini da cui erano emersi i rapporti dell'uomo, operante nel settore della raccolta e gestione di rifiuti ferrosi e metallici, con le consorterie mafiose del territorio
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I finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica - Direzione distrettuale antimafia, diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, stanno dando esecuzione a un provvedimento, emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, che dispone l’applicazione della misura patrimoniale della confisca di beni - per un valore complessivo stimato in circa 11,5 milioni di euro - riconducibili a Rocco Delfino, imprenditore gioiese operante nel settore della raccolta e gestione di rifiuti.
La sua figura era emersa anche nelle carte dell’operazione “Malapigna”, condotta dai carabinieri del Nipaaf di Reggio Calabria, nel cui ambito - allo stato del procedimento - è stato ritenuto capo, promotore ed organizzatore della cosca Piromalli, della quale sarebbe divenuto, nel corso del tempo, il finanziatore e il braccio economico imprenditoriale.
Come emerso dall’attività investigativa, infatti, l'imprenditore sarebbe stabilmente inserito nel sodalizio quanto meno a partire dagli anni ’90, dapprima quale mero partecipe per poi assumere un ruolo verticistico e la funzione di imprenditore mafioso, operante, in particolare, nel settore dello smaltimento dei rifiuti ferrosi e metallici e in grado, proprio in virtù della caratura criminale elevata secondo gli inquirenti, di intrattenere rapporti illeciti con esponenti di altre consorterie mafiose. In quanto braccio economico-imprenditoriale della cosca, inoltre, metteva a disposizione le proprie imprese per consentire alla ‘ndrangheta di riciclare proventi illeciti.
La locale Direzione distrettuale antimafia ha quindi delegato il Gruppo investigazione criminalità organizzata (Gico) del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Reggio Calabria a svolgere un'indagine a carattere economico/patrimoniale finalizzata all’applicazione di una misura di prevenzione patrimoniale. L’attività ha consentito di ricostruire le acquisizioni patrimoniali - dirette e/o indirette - effettuate dall’imprenditore nel corso di un ventennio e di individuare il patrimonio direttamente e indirettamente nella sua disponibilità, il cui valore sarebbe risultato decisamente sproporzionato rispetto alla capacità reddituale manifestata quindi frutto o reimpiego di attività illecite.
Alla luce di queste risultanze, la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, nel mese di febbraio 2022, aveva disposto il sequestro del patrimonio riferibile all'imprenditore e, successivamente, riconoscendo la validità dell’impianto indiziario, basato sulle dettagliate indagini economico-patrimoniali e sui riscontri documentali eseguiti dai finanzieri del Gico del Nucleo Pef di Reggio Calabria anche in fase di contraddittorio con la difesa, ha disposto l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale della confisca di tutto il patrimonio già in sequestro, costituito dall’intero compendio aziendale di 3 società e una ditta individuale operanti nei settori dello smaltimento di rifiuti metallici e delle costruzioni - comprensivi di 37 tra autoveicoli e automezzi e delle quote di proprietà di 3 terreni ubicati in provincia di Reggio Calabria - 4 fabbricati ubicati in provincia di Regio Calabria, 27 orologi di lusso, svariate tipologie di gioielli e oggetti preziosi, circa 75mila euro in contanti, nonché tutti i rapporti bancari/finanziari/assicurativi e relative disponibilità, per un valore complessivo stimato in circa 11,5 milioni di euro. Con il medesimo provvedimento, inoltre, l'autorità giudiziaria ha sottoposto l’imprenditore alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per la durata di 4 anni, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora abituale.