VIDEO | Il messaggio dell'arcivescovo dal sagrato del cimitero monumentale di Condera alla comunità. Il sindaco Falcomatà: «Non siamo eterni, nessuno basta a sé stesso, nessuno si salva da solo»
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Custodire la memoria di chi non c’è più per vivere il presente. Risuona, dal sagrato dell’imponente ossario del cimitero monumentale di Condera a Reggio Calabria, l’invito rivolto dall’arcivescovo di Reggio-Bova, monsignor Fortunato Morrone, alla comunità di fedeli raccoltasi per la Santa Messa in occasione dell’odierna commemorazione dei Defunti.
Su impulso dell’abate benedettino sant’Odilone di Cluny iniziò a diffondersi intorno all'anno Mille la consuetudine di pregare, anche al di fuori dei loro anniversari, affinché nessun defunto fosse trascurato e dimenticato. Alla presenza di autorità e cittadinanza, oggi manifestata la gratitudine a chi si è messo accanto per accompagnare lungo il cammino della vita. In questo tempo di guerra, un pensiero anche ai militari italiani impegnati a difendere la vita in luoghi dove è a rischio. Il prossimo lunedì 4 novembre sarà proprio la giornata delle Forze Armate e il giorno dell'Unità nazionale.
«Per noi cristiani, la commemorazione dei Defunti, costituisce un invito a vivere la nostra vita adesso. Il pensiero della morte deve educarci a vivere oggi, altrimenti è soltanto un vago ricordo, i nostri defunti - ha sottolineato l’arcivescovo di Reggio-Bova, monsignor Fortunato Morrone - sono certamente i parenti prossimi ma sono anche tutte le persone che, come amici, come professori e professoresse, come educatori, ci hanno fatto del bene e ci hanno fatto crescere».
«I cimiteri - ha sottolineato il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà - non ricordano soltanto il fatto che noi non siamo eterni ma anche che non nessuno basta a sé stesso, nessuno è autosufficiente e quindi che nessuno si salva da solo. L'arcivescovo Morrone, ancora una volta, ci ha richiamato al dovere della solidarietà, perché tutto ciò che di buono riusciremo a fare nella nostra vita terrena potremo farlo soltanto insieme agli altri quindi insieme al nostro prossimo».
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