VIDEO | Alla ricerca del vescovo di Oppido-Palmi, siamo entrati negli uffici della Curia che protegge don Larosa dopo le affermazioni di equidistanza all'indomani degli arresti sull'Aspromonte
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Il vescovo Francesco Milito negli uffici della Diocesi non c’è, ma sul caso del parroco di Sant’Eufemia d’Aspromonte - che si è definito “super partes” – nei locali della curia tutti la pensano come lui. Il primo ad assolvere don Marco Larosa, è il sacerdote Domenico Caruso – l’influente cancelliere diocesano molto vicino al presule della Piana di Gioia Tauro – che chiarisce come la volontà del religioso «non è stata quella di chi si schiera, ma semplicemente di attende i tempi della giustizia».
Anche un eufemiese incontrato casualmente negli uffici di Palmi la pensa come lui, aggiungendo una critica ai giornalisti: «Non dovevate riportare il caso». Vi è quindi sintonia con l’unica comunicazione scritta che sul caso ha fin qui fatto il vescovo, in merito a una vicenda in cui il procuratore Bombardieri si era detto “sconcertato” per le affermazioni del religioso.
Don Caruso giustifica l’emozione del parroco, dicendosi certo però che c’è una parte di clero già formato per una pastorale antimafia «e una parte che stiamo formando». A proposito di quest’ultimo aspetto, in un quadro ancora più ambiguo - completato dallo stesso cancelliere che chiarisce come «dalll’altare si parli solo della parola di Dio» e che la preghiera in questo caso deve andare «verso chi soffre e verso chi attende giustizia» – la diocesi della Piana reggina fa notizia anche per un’altra scoperta.
Don Leonardo Manuli spiega di aver pubblicato ben 4 testi dedicati alla formazione in materia di fede e ‘nndrangheta, e di subire «un boicottaggio anche ad alti livelli che ha fatto si che io lo abbia presentato solo in una parrocchia». Anche su questa che sembra una epurazione, più o meno strisciante, il vescovo potrebbe dire la sua.