Dolore e ricordi si intrecciano nelle testimonianze raccolte davanti alla casa di Giuseppe Ciccone, il disabile 30enne morto per le esalazioni sprigionate dall’incendio che ha devastato la sua abitazione nel centro di Cinquefrondi. Diversi tra familiari e conoscenti sono accorsi, tutti accomunati da una rabbia composta per l’esito di una notte che non ha dato scampo al ragazzo, che il resto della famiglia – il padre artigiano, la mamma casalinga e il fratello Vincenzo – non hanno potuto mettere in salvo.

«Ieri pomeriggio – racconta un signore – lo avevo visto in una gelateria. Ancora adesso non posso crederci che abbia fatto questa brutta fine». La casa dei Ciccone sorge in via Creazzo, frontale all’edificio che ospita la scuola media cittadina, nell’isolato attiguo a quello dove è ubicata la caserma dei carabinieri. L’incendio si è sviluppato al primo piano di uno stabile dove pure si trova il laboratorio dove il padre della vittima lavora come tecnico addetto alle riparazioni di tv e antenne. Casa e negozio che sono diventati di colpo una trappola, ora al centro di una indagine della procura di Palmi che ha ordinato l’autopsia sul corpo del povero ragazzo.

«Era buono – racconta un altro cinquefrondese a pochi metri dalla abitazione resa inservibile dalle fiamme – era sempre presente nelle feste di paese perché gli piaceva socializzare ed era sempre incuriosito dagli apparecchi per la diffusione della musica».

Una passione che probabilmente aveva preso guardando il padre nel proprio lavoro, un modo per reagire alla disabilità psicofisica di cui soffriva e che lo faceva sentire integrato al resto della comunità. Un messaggio di cordoglio è fra gli altri arrivato anche dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Michele Conia, che tramite le pagine social istituzionali ha rappresentato la vicinanza alla famiglia dell’intera comunità.