Cinquantamila euro. Questa la cifra che Nicola Adamo avrebbe accettato per mediare una richiesta di aggiustamento di un procedimento amministrativo.

È l’accusa che viene mossa al marito della parlamentare Enza Bruno Bossio, nonché ex vice presidente della Regione ed esponente politico di peso in Calabria e molto vicino al governatore Oliverio. Il reato contestato è di concorso in traffico di influenze illecite e per lui è stato disposto il divieto di dimora in Calabria. Adamo è indagato nella maxi operazione denominata Rinascita Scott che questa mattina ha portato all'arresto di 330 persone.

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Tutto parte da Giuseppe Capizzi, amministratore unico del Consorzio stabile Progettisti costruttori, con sede legale nel Catanese. Capizzi è ricorrente innanzi al Tribunale amministrativo della Calabria, avverso l’aggiudicazione dei lavori di messa in sicurezza dei versanti Affaccio - Cancello Rosso- Piscopio - Triparni ex tracciato Ferrovie calabro lucane e Longobardi, da parte del Consorzio stabile Coseam Italia spa. L’uomo, secondo quanto ricostruito dalla Dda di Catanzaro, si rivolge a Pietro Giamborino chiedendogli di attivarsi al fine di influenzare illecitamente il corso della causa. Entra in scena, a questo punto, Filippo Valia che, mantenendo e agevolando i contatti tra Capizzi e lo zio, Pietro Giamborino, acquisisce documentazione utile al fine di poter dare corso al delitto. Da parte sua, Giamborino interpella Nicola Adamo, chiedendogli di attivarsi favorevolmente nei riguardi dell’autorità giudiziaria, sfruttando le proprie conoscenze con il giudice Nicola Durante, presidente della II sezione del Tar della Calabria, per sostenere la posizione processuale di Capizzi.
Quest’ultimo, Valia e Giamborino promettevano indebitamente ad Adamo (che accettava la proposta) la corresponsione della somma di 50mila euro, come prezzo della mediazione illecita sia verso il giudice Durante, sia verso i membri della commissione tecnica che il Tar avrebbe dovuto nominare.
C’è da rimarcare come, dagli atti, il giudice Durante non risulti coinvolto in alcun modo nella vicenda.
Nei confronti del solo Pietro Giamborino vi è l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare e rafforzare il sodalizio mafioso della locale di Piscopio.

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