L'imprenditore dovrà comparire, insieme alla figlia Ambra e ad altri imputati, l'otto maggio dinannzi al gup di Palmi. Le accuse sono, a vario titolo, quelle di associazione per delinquere, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e appropriazione indebita di ingenti somme di denaro
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L’ex patron del Catanzaro Calcio, Giuseppe Cosentino, dovrà comparire dinnanzi al gup di Palmi il prossimo otto maggio. La Procura retta da Ottavio Sferlazza ha infatti, chiesto il rinvio a giudizio per lui e per altre otto persone coinvolte nell’inchiesta “Money gate”.
Oltre a Cosentino alla sbarra ci sono la figlia Ambra, Francesca Muscatelli, Marino Carrabetta, Mariella Viglianisi, Marco Pecora, Gessica Trimarchi, Carmela Alì Santoro, Giancarlo Codoni e Antonio Repaci, quest’ultimo, componente dell’ordine dei commercialisti di Palmi. Le accuse mosse nei loro confronti sono, a vario titolo, quelle di associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità finalizzata alla commissione di reati di natura fiscale, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e appropriazione indebita di ingenti somme di denaro in danno della “Gicos Import-Export srl”, l’impresa operante nel settore di articoli per la casa, sita a Cinquefrondi, il cui amministratore unico è proprio Cosentino. Al centro dell’indagine condotta dalla Guardia di Finanza una serie di presunti reati finanziari derivanti da «anomale transazioni finanziarie verso l’estero e un ingente utilizzo di denaro contante». Una serie di operazioni economiche scoperte attraverso l’emissione di fatture false. Per le fiamme gialle infatti, inoltre, il denaro sarebbe stato fatto transitare sui conti correnti aperti da alcuni dipendenti della “Gicos”, per poi essere prelevati in contanti e destinati ai conti correnti personali di Giuseppe Cosentino e dei familiari, depositati in cassette di sicurezza e trasferiti in Svizzera «su conti riconducibili all’imprenditore».
Al centro dell’inchiesta anche il ruolo di Repaci che, si legge nel capo di imputazione quale «componente supplente del collegio sindacale della Gicos Import Export srl e di fatto gestore occulto della contabilità della società, per tale motivo in conflitto di interessi, nonché esperto di diritto commerciale e tributario». Il professionista è accusato insieme ai Cosentino e agli altri indagati di aver creato un’associazione con lo scopo «di commettere un numero indeterminati di delitti di appropriazione indebita, reati fiscali, tra i quali emissione di fatture ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione infedele nonché riciclaggio». Per la Procura palmese Repaci avrebbe permesso il rientro in Italia, attraverso lo scudo fiscale, di cinque milioni e 600mila euro, somme riconducibili a Cosentino, che poi sarebbero confluiti su conti correnti intestati «alla società Sirefid riconducibile a Giuseppe Cosentino e utilizzabile in parte per investimenti finanziari personali e in parte oggetto di pegno a garanzia di linee di credito concesse da Intesa San Paolo concesse a Cosentino con pregiudizio per la società Gico». Adesso l’ex patron del Catanzaro, e tutti gli altri imputati, rischiano di finire a processo.
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