Tre anni di pena sono stati chiesti nei confronti del magistrato cosentino Eugenio Facciolla nell’ambito del processo che lo vede imputato a Salerno per corruzione e falso. Con lui, rischiano la condanna a due anni l’agente di polizia stradale Vito Tignanelli, sua moglie Marisa Aquino e il maresciallo dei carabinieri forestale Carmine Greco; ammonta a un anno, invece, la richiesta avanzata nei riguardi dell’appuntato dell’Arma Alessandro Nota.

I fatti si riferiscono a quando Facciolla rivestiva il ruolo di procuratore di Castrovillari. Il sospetto è che in quelle vesti, tra il 2016 e il 2018, abbia assegnato incarichi per svolgere intercettazioni telefoniche e ambientali alla “Stm srl”, una ditta del settore di proprietà del duo Tignanelli-Aquino.

Si tratta dell’azienda che, in seguito, finirà nella bufera per l’affaire Exodus, il software spia commercializzato proprio dalla “Stm” che, oltre a violare in modo abusivo i telefoni di centinaia di persone, avrebbe messo a rischio anche i segreti di numerose Procure italiane che lo avevano in uso. Riguardo alla vicenda che coinvolge Facciolla, invece, l’ipotesi accusatoria è che, a fronte degli incarichi ricevuti dalla Procura di Castrovillari, la “Stm” gli abbia fornito una sim card e messo a disposizione un sistema di videosorveglianza sotto la sua casa cosentina.

Le accuse di falso, invece, scaturiscono dalle indagini della Procura di Catanzaro sui rapporti pericolosi tra la ‘ndrangheta e il maresciallo Carmine Greco, un tempo stretto collaboratore di Facciolla e oggi sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa, con una condanna annullata di recente in Cassazione.

Nel 2018, gli accertamenti disposti sul conto del sottufficiale, fanno emergere anche dubbi di irregolarità a carico dell’allora procuratore del Pollino – tra cui una serie di presunte falsificazioni di atti d’indagini, una delle quali contestate anche a Nota – circostanze che inducono l’ufficio all’epoca guidato da Nicola Gratteri a inviare la documentazione del caso a Salerno, competente per indagini a carico di magistrati del distretto di Cosenza e Catanzaro.

Da qui, dunque, il processo che volge ormai alle battute conclusive e che, per quanto riguarda Facciolla, ha fatto registrare anche ripetute modifiche del capo d’imputazione: da abuso d’ufficio a corruzione per atti d’ufficio fino all’ultimo cambiamento in corsa – corruzione impropria – suggerito dai pubblici ministeri durante la requisitoria. In aula hanno già avuto inizio le arringhe difensive che continueranno il 29 aprile, alla ripresa del processo. La sentenza di primo è prevista per quella data o, in alternativa, nei primi giorni di maggio.

Oltre al processo penale, Facciolla ne ha affrontato uno in sede disciplinare, davanti al Csm, conclusosi con una “censura”. Destituito dal ruolo di procuratore di Castrovillari, è stato poi assegnato al tribunale di Potenza dove ricopre il ruolo di giudice civile.