La Calabria è letteralmente sepolta sotto una montagna di scartoffie, almeno stando all’ultimo studio pubblicato dalla Cgia di Mestre, che alla nostra regione assegna un meritatissimo podio della regione dove la pubblica amministrazione funziona peggio.

 

È lenta, non risponde alle esigenze dei cittadini e se riesce arriva fuori tempo massimo. Nei meandri degli uffici pubblici calabresi, poi, si perdono certificati, autorizzazioni, atti e documenti di qualsiasi tipo. Inoltre non è raro che gli uffici siano chiusi, o aperti per pochissime ore al giorno o addirittura solo alcuni giorni a settimana. Una questione più che ingarbugliata, sulla quale si sono inevitabilmente spiaggiati i buoni propositi e le ambizioni degli ultimi due volenterosi ministri al ramo, Renato Brunetta e Marianna Madia.

 

A soffrire è soprattutto la spina dorsale dell’economia del nostro paese, dove a fatturare ricchezza sono le piccole e medie imprese, schiacciate dalle difficoltà nei rapporti con le banche, nell’accesso al credito e – scrive la Cgia- “Soffocati da una mala burocrazia che sottrae ai piccoli imprenditori sempre più tempo e risorse per compilare un numero debordante di adempimenti, di certificati e per onorare una moltitudine di scadenze disseminate lungo tutti i 12 mesi: questa criticità costa al sistema delle Pmi italiane 31 miliardi di euro ogni anno”. 

 

Insomma, stando ai rank attribuiti a 192 distretti economici italiani , le principali regioni del Centro-Sud d’Italia compaiono per 8 volte tra quelli coni valori  peggiori 20, con la Calabria che si classifica addirittura al 190° posto. Se la Campania (indice pari a 8,4) è al 186° posto, l’Abruzzo (6,2) è al 189°, è la Calabria, il territorio in cui la pubblica amministrazione funziona peggio tra tutte le nostre 20 realtà regionali, con un indice di soli 1,8 punti.