Il duplice caso amministrativo relativo ai giudici della Corte d’Appello di Catanzaro, Giuseppe Perri e Pietro Scuteri, ritorna in prima commissione. La decisione è stata assunta dall’assemblea plenaria di Palazzo dei Marescialli, a seguito della richiesta avanzata dal consigliere laico Benedetti, esponente del Movimento Cinque Stelle, che in sede consiliare però aveva invocato l’archiviazione della pratica di trasferimento dei due togati per incompatibilità ambientale e/o funzionale. Notizia che il nostro network ha anticipato nei giorni scorsi, con un approfondimento del caso, da cui emerge la partecipazione di Perri e Scuteri a una cena organizzata a casa di Giancarlo Pittelli, imputato nel processo “Rinascita Scott”. Ed è da qui che nasce il fascicolo aperto dalla procura di Salerno, poi archiviato insieme all’indagine sulla presunta loggia massonica, su cui non sono emersi ipotesi di reato fondate per sostenere l’accusa in giudizio, come disposto dal gip del tribunale di Salerno.

Il caso dei giudici Perri e Scuteri

La vicenda dei giudici Perri e Scuteri, ora in servizio presso la sezione civile della Corte d’Appello di Catanzaro, sarà oggetto quindi di una nuova istruttoria, sulla base di due aspetti. Il primo - afferma Benedetti - risiede ne fatto che i magistrati non sono più nel settore penale, ma «tuttavia noi non sappiamo se qualcuno dello studio Pittelli, segua pratiche civili. Non avendo questo dato ho qualche dubbio che il trasferimento eviti altri discorsi». Il secondo invece riguarda le intercettazioni: «La difesa dei due magistrati si basa sull’unicità dell’episodio», ovvero della cena, «ma non sappiamo gli esiti di quella sera, e io vorrei chiedere se la tra cena e l’arresto di Pittelli non vi sono altri contatti tra i protagonisti della vicenda».

I rapporti massoneria e 'Ndrangheta

Nel corso del dibattito, il consigliere Cascini ha aderito alla richiesta di Benedetti, sostenendo che l’archiviazione non poteva essere accolta. «Darsi del tu rende non credibile il lavoro dei magistrati e per me devono essere trasferiti da Catanzaro». Poi è stata la volta di Nino Di Matteo, che in commissione aveva votato contro l’archiviazione. «Ci sono tutti gli elementi per trasferire i due colleghi Perri e Scuteri. La relazione non tiene conto due errrori non omissabili» afferma l’ex pm antimafia. «Ci sono rapporti stretti tra massoneria e ‘Ndrangheta, come regola per moltiplicare il potere nelle aule di giustizia. Rinascita Scott è paragonabile al primo maxi processo di Palermo, questo è da tenere conto». E aggiunge: «Parliamo di una vicenda che vede come principale imputato l’avvocato Pittelli, il quale aveva rapporti con magistrati impegnati nelle fasi più importanti dei procedimenti penali».

Per Di Matteo non c’era bisogno di svolgere ulteriore pratica istruttoria in prima commissione. «Nelle intercettazioni non ci sono discorsi generici, ma cinque episodi specifici che riguardano la criminalità organizzata», tra cui esponenti della famiglia Piromalli di Gioia Tauro. «Scuteri parla anche di un soggetto di San Floro, che arrestò» prosegue Di Matteo che in conclusione ha ricordato la vicenda di Trento, dove i magistrati erano stati trasferiti. «Non ci interessano i profili disciplinari, ma questi elementi sono devastanti per il territorio del Distretto giudiziario di Catanzaro» ha concluso Di Matteo, opponendosi al ritorno in commissione. Il consigliere Elisabetta Chinaglia, durante l’assemblea plenaria, ha annunciato voto favorevole per il ritorno in commissione. «Ci sono tutti i presupposti per l’applicazione dell’art. 2». Anche Celentano, Balduini e D’Amato hanno detto sì al ritorno in commissione.