Catturato il boss mazarese Vito Bigione, inserito tra i 30 latitanti più ricercati. Noto narcotrafficante, era latitante dallo scorso 28 giugno dopo essersi sottratto agli arresti in seguito a una condanna definitiva della Cassazione. L'uomo è stato arrestato in Romania dagli uomini della Squadra Mobile di Trapani e del Servizio centrale operativo.

La prima denuncia per traffico di stupefacenti risale al 1995 e pochi mesi dopo si trasferì in Africa stabilendosi in Namibia. Lì era conosciuto come un armatore, ma i magistrati della Procura di Reggio Calabria lo inserirono in una indagine antimafia, poi divenuta l'operazione "Igres". L'ultima traccia risale allo scorso anno, quando i carabinieri lo ritrovarono a conversare con Dario Messina, una delle persone arrestate nell'operazione "Anno Zero".
«Io ci sono sempre stato... mi sono fatto il contorno e tutte cose»: parlava così, intercettato dai carabinieri nel settembre dello scorso anno.

Bigione, preso nella città romena di Oradea dai reparti speciali della Polizia romena e dagli investigatori del Servizio centrale operativo e delle Squadre mobili di Trapani e di Palermo, è stato condannato invia definitiva a 15 anni di reclusione per associazione finalizzata traffico internazionale di sostanze stupefacenti. In passato, dopo nove anni di latitanza era stato arrestato a Caracas nel 2004, ma nel luglio scorso, a ridosso della condanna, aveva fatto nuovamente perdere le sue tracce.

Il boss mazarese è stato uno dei primi broker che ha messo in contatto Cosa nostra, la 'ndrangheta e i cartelli sudamericani che gestiscono il traffico internazionale di cocaina.

Ha spiegato il capo della Squadra mobile di Trapani, Fabrizio Mustaro: «Lo abbiamo trovato da solo con diecimila euro in contanti e una carta d'identità falsa intestata a un certo Matteo. Si trovava in un'abitazione civile al quarto piano. Era da solo e alle 9 del mattino abbiamo deciso di intervenire. Quando lo abbiamo trovato ha detto di chiamarsi Matteo, ma aveva un documento falso con lui». L'uomo è stato arrestato al termine di una caccia durata quaranta giorni in esecuzione di un mandato di cattura internazionale disposto dalla Procura generale di Reggio Calabria in seguito alla sentenza della Corte di Cassazione del 4 luglio scorso riguardo l'operazione "Igres". Dopo la sua fuga era stato reinserito tra i trenta ricercati più pericolosi d'Italia.


«Si tratta di un indagine vecchio stampo - dice il questore di Trapani, Claudio Sanfilippo - che riguarda un elemento di spicco della famiglia mafiosa di Trapani». A coordinare le indagini è stata la Procura di Palermo con il procuratore aggiunto Paolo Guido e i sostituti Alessia Sinatra e Francesca Dessì.