Il Comune aveva escluso la Catanzaro Nuoto sulla base dell'assenza del requisito economico finanziario. L'associazione sportiva aveva proposto quindi ricorso al Tar
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«La stazione appaltante non ha violato la legge». Così la quinta sezione del Consiglio di Stato ha definitivamente chiuso la querelle insorta sulla gestione della piscina comunale di Catanzaro, finita al centro di un contenzioso amministrativo trascinato fino all'ultimo grado di giudizio.
Dopo la prima sentenza sfavorevole emessa dal Tribunale amministrativo regionale l'associazione sportiva Catanzaro Nuoto, esclusa dall'amministrazione comunale dalla gara di affidamento dello specchio d'acqua, ha quindi avanzato richiesta di riforma dinnanzi al Consiglio di Stato, il quale però si è limitato a confermare la bontà dell'operato di Palazzo De Nobili.
Fin dall'inizio il dirigente del settore Patrimonio del Comune di Catanzaro ha, infatti, motivato l'esclusione sulla base dell'assenza del requisito economico, richiesto nel disciplinare di gara e non soddisfatto dall'associazione sportiva Catanzaro Nuoto. Da qui l'affidamento alla Calabria Swim Race, da oggi quindi divenuta effettiva aggiudicataria dell'appalto.
Luana Costa
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