Un gruppo di cani ormai da tempo circola indisturbato e diverse sono le segnalazioni di tentate aggressioni. L'ultimo episodio ha visto coinvolta una giovane che era a passeggio con il suo quattro zampe
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La scorsa fine di agosto a Catanzaro verrà ricordata a lungo per una calura opprimente, fuori dall’ordinario persino per il periodo, ma lo sarà per sempre per la tragedia della pineta di Monte Fiorino nell’area di Satriano in cui una 20enne, Simona Cavallaro, è stata aggredita e uccisa da un branco di cani. Tutt’altro che randagi, probabilmente, ma di certo tanti e di grossa taglia. Animali che - sia chiaro - in termini generali non hanno alcuna colpa di seguire, talvolta ahinoi fino alle estreme conseguenze, il loro istinto. Semmai sta all’uomo prevenire le situazioni che gli arrecano estremo disagio anche nel contatto casuale con ogni persona, compreso il sospetto di esserne maltrattati, da cui in determinate circostanze sono spinti, soprattutto se allo stato brado, ad attaccarle. Inclusa gente che spesso ne sarebbe invece “migliora amica”, amando ed avendo in casa qualche loro simile. Ecco perché un gruppo di cani, in particolare se di notevole stazza, che circola indisturbato come avviene ormai da circa 3 anni nel quartiere marinaro del capoluogo costituisce un problema. E anche ingente.
Non fosse altro per i parecchi cittadini che hanno comprensibilmente timore, dandolo a vedere e magari comportandosi in un modo del tutto naturale nella specifica situazione ma rispetto a cui i cani, in maniera altrettanto naturale, sovente reagiscono male inseguendo o addirittura saltando addosso a quella da loro considerata alla stregua di una preda o, di contro, un potenziale nemico. Quest’ultimo caso è peraltro ricorrente quando, quanti si imbattono nel branco, stanno portando a passeggio il loro amico a quattro zampe che, se di genere maschile e appartenente a talune razze o incroci, è oltretutto portato a sfidare i randagi, provocandone quindi la reazione inferocita.
Una situazione potenzialmente molto pericolosa e che può dar luogo a fatti drammatici. E la riprova è nell’episodio, solo per fortuna senza conseguenze serie, in cui qualche giorno fa è rimasta coinvolta una giovane professionista che vive e lavora nella zona. La quale, a spasso con il proprio animale domestico come d’abitudine nei pressi della centrale Piazza Anita Garibaldi, è stata “puntata” dai randagi insieme al suo cane (un “simil-maremmano”), nel frattempo molto agitato nel tentativo, malgrado fosse al guinzaglio, di difendere se stesso e l’amata padroncina.
Meno male, però, che prima del verificarsi di un’aggressione vera e propria, la proprietaria di una casa lì vicino - accortasi di quanto stesse accadendo - ha prontamente aperto il cancello del giardino facendo entrare la donna in grande pericolo e il suo cane. Ma il fatto che ci è stato segnalato non è l’unico. Anzi. Considerato come addirittura la malcapitata, e altri abitanti del luogo, abbiano riferito fatti analoghi. Che si ripetono da lungo tempo tanto da spingere qualche esponente politico locale a procedere a segnalazioni e istanze nei competenti uffici dell’Asl, ad esempio, affinché si adottassero i necessari provvedimenti. Ma senza approdare a una soluzione definitiva, salvo interventi con efficacia provvisoria e limitata. E a poco sono pure servite le iniziative degli animalisti, che hanno fatto sterilizzare e microchippare i randagi. Atto lodevole, però soltanto parzialmente utile. Si attende dunque un intervento finalmente risolutivo delle autorità preposte. A partire dal Comune, poiché le bestiole in giro possono costituire un potenziale alto rischio per l’incolumità pubblica pur senza volerlo.