VIDEO | L'amministratore di condominio che avrebbe dovuto gestire la struttura prende posizione su alcune idee giudicate "bislacche": «Ho sentito parlare di destinazione cimiteriale o di utilizzo universitario ma si tratta di sortite senza fondamento»
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Un altro anno solare è appena iniziato e la grande incompiuta di Catanzaro è sempre lì a fare pessima mostra di sé. È Parco Romani, una ferita aperta in posizione di cerniera a valle del centro storico. Il centro commerciale del quartiere Sala è un'enorme cubatura di cemento devastata e degradata. Oltre ad aver assorbito cospicui investimenti, un processo penale e un fallimento, la grande incompiuta reclama giustizia per gli ingenti sacrifici economici di centinaia di cittadini. La rabbia per le controverse vicende di un Parco, che sarebbe stato raggiungibile anche a piedi via funicolare e facilmente con le auto, può essere in qualche misura attenuata solo ipotizzandone un graduale recupero.
A prendere posizione nei confronti di alcune idee giudicate "bislacche" è l'amministratore del condominio del Parco, l'associazione che avrebbe dovuto gestire la struttura, unico caso forse in Italia. «Ho sentito parlare di destinazione cimiteriale o di utilizzo universitario - afferma Sergio Gaglianese, esperto in amministrazione di condomini - ma si tratta di sortite senza fondamento. Al momento le strade perseguibili realisticamente prevedono solo l'intervento immobiliare pubblico. Del resto - continua il professionista catanzarese - i prezzi nel frattempo sono decuplicati e nessun privato potrebbe pensare di fare profitto spendendo in partenza cifre folli».
Nel corso di vari lustri il Parco Commerciale ha inanellato circa 20 milioni di perdite, in gran parte accusate dagli oltre 100 investitori - piccoli commercianti, professionisti ed artigiani - che avevano acquistato i vari locali. E mentre ci si lambicca il cervello alla ricerca di soluzioni graduali o definitive in grado di ridare vita al "brutto gigante" di Sala sotto traccia viaggia persino la grande beffa che si aggiunge ai danni già patiti. Nel caso estremo quanto malaugurato di demolizione i costi potrebbero infatti essere addebitati agli stessi acquirenti dei locali.