Sono una cinquantina gli alloggi nel mirino delle indagini: «I funzionari violavano la normativa, gestione privatistica di un bene pubblico. Il consigliere comunale Costanzo faceva da intermediario». Il procuratore aggiunto Pantano: «Era un mercato»
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Il procuratore facente funzioni di Catanzaro Vincenzo Capomolla parla di «profilo investigativo particolarmente importante perché riguarda la pubblica amministrazione». Nell’inchiesta che ha terremotato l’Aterp del capoluogo portando a 8 arresti e a pesanti contestazioni, la Procura ipotizza l'esistenza di una associazione a delinquere per la commissione di una serie di reati «per la gestione illecita delle risorse della edilizia pubblica residenziale, delle case popolari, cioè della risposta che lo stato dà a uno dei bisogni fondamentali dei cittadini, rispetto al quale vengono predisposte importanti risorse pubbliche che andrebbero indirizzate a chi ne ha effettivamente bisogno e non alterando i criteri di assegnazione sulla base di logiche molto privatistiche».
Sulla base degli interventi acquisiti nelle indagini, continua il magistrato, sarebbe emerso «il coinvolgimento di funzionari pubblici e di privati che facevano da raccordo con alcuni settori della comunità rom e chi era preposto alla gestione e all’assegnazione delle case popolari. I funzionari pubblici avevano il compito di gestire il patrimonio residenziale e, invece, violando la normativa organizzavano in modo parallelo e illecito l’assegnazione delle case popolari attraverso meccanismi sofisticati per eludere la normativa pensata per individuare i legittimi assegnatati, anche a fronte di benefici economici»
Centrale il ruolo del consigliere comunale d’opposizione Sergio Costanzo che, «pur non avendo alcun tipo di ruolo nell’Aterp, svolgeva un’attività di raccordo anche individuando i destinatari delle abitazioni», spiega ancora Capomolla.
Il procuratore aggiunto Pantano: «L’Aterp era diventata un’agenzia immobiliare privata»
Il procuratore aggiunto Giulia Pantano ha parlato di «un vero e proprio sistema Aterp, che vede il coinvolgimento di dipendenti dell'agenzia, diventata una vera e propria agenzia immobiliare privata dietro la corresponsione di denaro e altre utilità». L’accusa contestata una serie di falsi ideologici agli indagati. Dagli approfondimenti è emerso come un numero indeterminato di alloggi fosse occupato abusivamente senza che Aterp procedesse ad alcuna denuncia. Inoltre, un numero elevato di legittimi assegnatari non pagava il canone locatizio senza che Aterp procedesse alla decadenza dell'alloggio ma accumulando ingenti debiti. Secondo quanto riferito dal procuratore aggiunto, «vi sarebbero state denunce da parte di un ex dipendente Aterp, deceduto poi nel corso delle indagini, secondo cui proprio l’Agenzia avrebbe sollecitato l'occupazione abusiva degli alloggi per poi regolarizzarne la posizione». Insomma, «un vero e proprio mercato degli alloggi popolari». Almeno una cinquantina gli alloggi attenzionati dagli investigatori.
«Le indagini sono partite dalla denuncia di un ex dipendente Aterp che aveva indirizzato una missiva al commissario - ha chiarito Il procuratore aggiunto - è stato messo in luce da questo dipendente onesto che vi era un meccanismo di assegnazione in violazione della legge istitutiva e dell'assegnazione degli alloggi popolari che veniva condotta direttamente da Aterp e non dal Comune. L'Aterp si atteggiava come una sorta di agenzia immobiliare in sostituzione del Comune, unico ente titolato ad assegnare gli alloggi. Sulla base di una graduatoria che a Catanzaro è ferma da anni, sono state fatte solo quattro assegnazioni in modo regolare. Così si è compreso che avvenivano su base clientelare e chi voleva la casa sostanzialmente era disposto o subiva la richiesta di corresponsione di somme di denaro o altre utilità. In ogni caso chi ha avuto questi alloggi non aveva diritto».