Poco più di 30 anni, due bambini e un lavoro in un reparto ad alto rischio. È questa la storia di una giovane infermiera assunta a tempo determinato nel centro Covid di una azienda pubblica catanzarese. Preferisce rimanere nell'anonimato e non raccontare la sua storia ma è il sindacato a cui si è rivolta, l'Usb, a tracciarne i contorni inserendola in un contesto di «ordinario sfruttamento».

Contratti atipici

Non è infatti la sola a esser stata reclutata al deflagrare della pandemia nei reparti caldi dove spesso si è combattuto a mani nude il contagio: «Sono persone che hanno dovuto accettare una sorta di ricatto occupazionale, tipico in Calabria e nella sanità calabrese, e sono stati costretti durante la prima ondata pandemica ad accettare dei contratti di lavoro di collaborazione continuata e continuativa» spiega Vittorio Sacco, dirigente Usb Calabria. «Sono un centinaio di infermieri che sono distribuiti tra l'azienda sanitaria provinciale e il policlinico universitario».

Il virus nei centri Covid

Nelle corsie ospedaliere la giovane infermiera ci arriva a novembre con in mano un contratto atipico ma dopo appena un mese, a dicembre, contrae il virus nel centro Covid dove prestava la sua attività. «Ha avuto una infezione da Sars-Cov 2 conclamata ed è stata costretta a restare a casa per un mese e non si è vista riconosciuta nè l'infortunio sul lavoro, né tanto meno la retribuzione della malattia. Nei fatti, ha perso un mese di stipendio». Né tutele, né garanzie per gli eroi del Covid che non si sono però sottratti al dovere nel pieno dell'emergenza pandemica.

Nessuna tutela

«Queste sono persone che quotidianamente stanno a contatto con materiali biologico altamente infettivi, con rifiuti taglienti e pungenti, in ambienti in cui la carica microbica è estremamente elevata quindi non garantire il diritto alla malattia, alla tutela dei lavoratori in questi casi non è accettabile». La giovane infermiera è oggi alle prese anche con i postumi dell'infezione: «Alcuni di loro in questo momento manifestano delle sindromi post-covid importanti».